Un gruppo di ricercatori tedeschi ha scoperto che in natura esiste un batterio in grado di smaltire la plastica: si chiama Pseudomonas sp. TDA1 e sarebbe in grado di distruggere i legami del poliuretano.
La plastica è il materiale più nocivo per il Pianeta. Di converso è quello, però che si produce di più. In Europa si parla di circa 3,5 milioni di tonnellate di poliuretano l’anno. La difficoltà risiede nel suo smaltimento: è infatti molto difficile da riciclare. Eppure viene reimpiegato in numerose produzioni. Un gruppo di ricercatori dell’Helmholtz Center for Environmental Research-UFZ di Lipsia, attraverso uno studio pubblicato su Frontiers in Microbiology avrebbe però effettuato una rivoluzionaria scoperta che potrebbe far fronte all’annoso problema. Esisterebbe in natura un batterio, lo Pseudomonas sp. TDA1, in grado di “mangiare la plastica”.
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Lo Pseudomonas sp. TDA1 sarebbe in grado di recidere i legami del poliuretano. Così facendo renderebbe molto più facile lo smaltimento della plastica. La scoperta del microbo e delle sue eccezionali doti è stata effettuata dai ricercatori dell’Helmholtz Center for Environmental Research-UFZ di Lipsia che hanno poi pubblicato lo studio su Frontiers in Microbiology.
Il coordinatore della ricerca Hermann J. Heipieper ha spiegato che in Europa ogni anno vengono prodotte circa 3,5 milioni di tonnellate di poliuretano. Un materiale difficile da riciclare, ma molto utile grazie alla sua versatilità. Tanto da poter essere reimpiegato per la produzione dei più svariati oggetti dai letti alle scarpe.
La pericolosità di questo materiale per l’ambiente, risiede però nel rilascio di sostanze altamente tossiche allorquando viene abbandonato nelle discariche. Grazie alla ricerca effettuata è stata scoperta l’esistenza di un batterio, appunto Pseudomonas sp. TDA1. Tramite l’analisi effettuata in un sito di stoccaggio di rifiuti plastici il gruppo tedesco ha dimostrato che il microbo è in grado di recidere i legami che compongono il poliuretano.
La scoperta dello Pseudomonas sp. TDA1, ha proseguito Hermann J. Heipieper “potrebbe essere un piccolo passo verso la risoluzione di uno dei problemi più complessi che minacciano la salute della Terra. I batteri possono utilizzare – riporta La Repubblica- questi composti come unica fonte di carbonio, azoto ed energia e rappresentano un incentivo importante nel riutilizzo di prodotti di difficile smaltimento“.
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In conclusione il professore ha precisato che la ricerca sul batterio si inserisce nell’ampio programma dell’Unione Europea di trovare microrganismi in grado di trasformare i materiali a base di petrolio in sostanze biodegradabili.
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