All’Huffingtonpost il critico letterario ammette di essere preoccupato per il ritorno alla normalità quando l’emergenza Covid-19 sarà finita
“Ho paura che quando finirà l’emergenza il rancore, la rabbia, il risentimento, che in questo momento lievitano in silenzio, sottotraccia, esplodano e si riversino contro gli attuali comandanti in capo”. È così che Walter Siti, tra i più importanti scrittori e critici letterari italiani, commenta in un’intervista all’Huffingtonpost il momento che l’Italia sta affrontando. Pensa già al futuro, a cosa succederà quando l’emergenza Covid-19 sarà finita in Italia. Immagina uno scenario di rivota, una sorta di autunno caldo che dopo la crisi attacca chi adesso ha il compito di gestire l’emergenza.
Quello che più preoccupa Siti, è infatti, il ritorno alla normalità. Secondo il critico, infatti, ci vuole solo un attimo ad “innescare la dinamica del capro espiatorio”. Il perché? In questo periodo di restrizioni e di riduzione della libertà quello che sale è l’odio, dice Siti.
E il problema più grande è che l’uomo crede di aver addomesticato la sua natura secondo lo scrittore. Egli ha analizzato il tema nel suo ultimo libro, “La natura è innocente. Due vite quasi vere” (Rizzoli). La natura invece è più forte, specifica. L’uomo è convinto che grazie alla tecnologia avrebbe potuto padroneggiarla e invece si sbagliava.
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Parla di una “reazione nazionalista” Siti quando analizza le conseguenze politiche dell’emergenza Covid-19. Lo studioso spiega come in una situazione di pandemia pensare prima di tutto alla propria nazione sia una cosa più che normale. Un discorso sovranista dunque, fino a pochi mesi fa condannato da tutti, ora viene quasi automatico e non “scandalizza più nessuno” ha spiegato all’Huffingtonpost. Nessuno, infatti, in tempo di emergenza, dice Siti, obietta al monito “prima gli italiani”. Ma non fino in fondo. Il motivo? Secondo il critico le categorie più fragili come i senzatetto, i carcerati ed i migranti sono comunque dimenticati.
In questi giorni di pandemia Siti ammette di aver riflettuto su Dio e sulla preghiera. Il critico letterario ha infatti spiegato che vede come in questi giorni ci sia un “gran desiderio di pregare”. Dai balconi ai programmi tv, citando anche il Grande Fratello, si prega molto, invocando il Dio cattolico, ovviamente. Ma Siti si chiede: E chi non è cattolico cosa deve fare? Essere estromesso da questo sentire comune?
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Ed infine un pensiero anche alla nazione e ad un maggior senso patrio, una sorta di religione civile che si è manifestata con lo sventolare del tricolore e dell’inno. Una cosa che ha commosso molto Siti che ha spiegato che questi simboli dimostrano che gli italiani sono uniti e che ognuno non segue un filo separato ma che “ci riconosciamo in una comunità” ha concluso.
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