Patrizio Rispo si racconta: da Massimo Troisi ad Un Posto al Sole
Patrizio Rispo, un nome ma mille ruoli interpretati: nella sua lunga carriera lo abbiamo visto destreggiarsi tra cinema, teatro e televisione. Da più di due decenni è Raffaele Giordano, il portiere di Palazzo Palladini nella nota soap opera Un Posto al Sole. Raffaele è buono, simpatico, sempre disponibile e pronto ad aiutare, ma dietro al suo personaggio si nasconde una persona vera, reale, che ogni giorno lo interpreta e cerca di dargli nuove sfaccettature. Quello che tutti ci chiediamo guardandolo la sera in televisione è: dove finisce Raffaele e comincia Patrizio?
Ho avuto il grande piacere di fare una chiacchierata proprio con lui, che mi ha gentilmente concesso un’intervista a telefono. Durante questa chiacchierata abbiamo ripercorso le tappe più salienti della sua carriera, ricordando i primi tempi e arrivando appunto alla soap opera più longeva della televisione italiana. Grazie ancora per questa splendida occasione.
Sei noto al pubblico di oggi per il tuo ruolo di Raffaele Giordano, il simpaticissimo portiere di Un Posto al Sole, ma hai alle spalle una lunga carriera ricca di ruoli e di soddisfazioni. Hai cominciato a lavorare come attore di cabaret e da lì è stato tutto in discesa. Com’è nata questa tua passione per il teatro? E quando hai capito che avresti potuto fare di questa tua passione il lavoro della vita?
“Io già da piccolo ero curioso e assetato di vivere più vite, per cui ero continuamente attratto da quello che facevano i miei amici. Uno pitturava e allora io pitturavo. Un altro faceva sport e io facevo quello sport. Sembravo un volta-bandiera. Invece era proprio già radicata in me la caratteristica degli attori. Poi al liceo ho scoperto, grazie anche ai miei insegnanti dell’istituto Bianchi che c’era una compagnia teatrale. Ho cominciato a fare teatro e lì ho capito che questa era la mia passione. Così ho cominciato a lavorare in teatro e non ho smesso più.”
Hai avuto l’occasione di lavorare con il grande Massimo Troisi nel film “Ricomincio da tre”. Cosa ti ha lasciato questa esperienza con lui? E credi che nel mondo attuale del cinema e dello spettacolo possa esserci un suo erede?
“No, io non amo gli eredi, perché chi calca una strada già percorsa non lascia il segno. Bisogna essere se stessi, solo così si può essere in qualsiasi livello, anche nella semplicità una corda diversa. Siamo tutti uno strumento unico. Massimo aveva una grandissima personalità. Era uno di quei talenti che nascono rari in un secolo. Peccato che sia finito presto, anche perché stava prendendo dei percorsi molto interessanti. Gli ultimi film sono meravigliosi, poi non si accontentava di essere un comico, era un poeta, sapeva raccontare la realtà da un punto di vista suo sempre spiazzante”.
Hai lavorato sia in televisione che in teatro, sono entrambi due pilastri della tua vita e della tua carriera. Per te qual è la differenza sostanziale tra le due cose? E se non avessi più la possibilità di fare entrambe le cose, cosa sceglieresti?
“Il mio grande vero amore è il cinema, ed è la cosa che ho fatto di meno. Poi sono tre mondi completamente diversi. Sono legati dalla recitazione ma sono recitazioni molto diverse l’una dall’altra. Il cinema ti ruba l’anima con gli occhi, lì puoi raccontare con piccole cose, con un gesto, con lo sguardo. Il teatro invece richiede la vocazione, devi amplificare tutto, i gesti, devi sottolineare le parole, farle arrivare a tutti gli spettatori. La televisione è il mezzo che ti da più popolarità, ti permette di unire le due arti, quelle del cinema e del teatro.
Veniamo appunto alla televisione. Dal lontano 1996 sei Raffaele Giordano, il portiere non solo di Palazzo Palladini ma delle case di tutti gli italiani. Possiamo dire che Un Posto al Sole ha avuto un successo planetario. So che con Raffaele hai in comune l’amore per la famiglia, per la cucina e per la squadra del Napoli, ma indubbiamente nella vita di tutti i giorni avrete due personalità diverse. Cosa cambieresti del carattere di Raffaele e in cosa ti piacerebbe assomigliare a lui?
“Guarda io somiglio inevitabilmente a lui. Io sono il frutto di Patrizio e di Raffaele. Io ho portato l’uno nell’altro e viceversa. Per cui amo molto quello che Raffaele mi consente ancora di fare, di mantenere quella curiosità dei bambini, quell’amore e attenzione per gli altri. È una persona disponibile, curiosa, non si accontenta mai, sa cambiare i suoi punti di vista. Questo è qualcosa che mi sono portato nella vita insieme a lui”.
Come abbiamo appena detto, ricopri il ruolo di Raffaele da più di vent’anni e sappiamo tutti dell’affetto che ti lega a questa soap e al tuo personaggio. Nella vita però c’è un’età in cui ti senti arrivato, in cui ci viene proibito di sognare. C’è ancora un sogno che hai nel cassetto e che ti piacerebbe poter realizzare?
“Mai. Mai. Mai. Bisogna sempre sognare. Il cinema è il mio sogno”.
Stiamo vivendo dei giorni terribili sia in Italia che in tutto il pianeta. Un’esperienza assurda e nuova per tutti. Cosa ti sta insegnando questo periodo? C’è qualche valore che hai riscoperto in questo momento storico così delicato?
“Ho riscoperto dei ritmi più calmi perché siamo presi tutti da frenesia, da ambizione. sbattiamo molto quindi si perde il lusso… tipo ora sto seduto fuori al terrazzino e non ho l’ansia di perdere altre cose da fare. Riesco a leggere un libro senza aspettare che viaggi il treno. Riesci a stare di più in famiglia. Sono tantissime le cose. Sono cose che resteranno dentro.
Considerato il format di Un Posto al Sole, dove il tempo corre parallelo a quello reale, inevitabilmente qualcosa cambierà…
“Ce lo stiamo ponendo. Sicuramente dipende anche da quando torneremo in video, perché raccontare questa situazione non è facile per venti protagonisti chiusi in casa. Non possiamo fare scene di massa, abbracciarci o baciarci. Quando riprenderemo capiremo a che punto siamo arrivati.”
Antonella Panza