“Zoom”, l’app che spopola in quarantena. Ma il New York Times frena

La Quarantena in casa tiene incollati gli italiani davanti a “Zoom”, l’app tuttofare del momento. Ma il New York Times ne sconsiglia l’utilizzo

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Quarantena online (Getty Images)

La Quarantena ci abitua a diverse realtà a cui prima non eravamo abituati. L’aver saziato e consolidato i legami con i familiari conviventi, sposta l’attenzione su un altro amico. C’entra in qualche modo la tecnologia che fa rinascere il desiderio di interazione sociale con il mondo esterno. Esterno chiaramente si intende con il prossimo o con l’amico anch’esso in quarantena, al quale siamo più legati e difficilmente riusciamo a distaccarci per troppo tempo. L’allontanamento tra due persone che abitano in comuni diversi ad esempio può assottigliarsi sfruttando un’app tecnologica di vecchio stampo. Si tratta di “Zoom”, dove le persone possono ricreare i legami di interazione sociale, smarriti con la perdita del contatto fisico.

L’esperienza nell’utlizzo della tecnologia fa pensare che “Zoom” sia un’ottima soluzione affinchè tutte le persone possano realizzare i propri desideri e hobbies. L’ascoltare la musica, i concerti, organizzare party con gli amici rappresentano i momenti che questa famosa app riesce a concretizzare dietro ad uno schermo. Persino i lavoratori hanno la possibilità di organizzare riunioni in videoconferenze corpose, immaginando di stare in una sala riunioni dove si scambiano idee e soluzioni. La questione legata a “Zoom“, però, sta prendendo una piega sbagliata, in quanto esperti ingegneri si cimentano ad evolverla per scopi pornografici, propaganda nazista e spazzatura di vario genere.

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L’esasperazione di “Zoom” frenata dal New York Times

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Video a luci rosse in piena quarantena Covid 19 Italia Foto dal web

L’esasperato utilizzo dell’app “Zoom” non è però tutto rosa e fiori. Le persone che si calano nella realtà virtuale molte volte sono ignare o ingenue nel fare valutazioni. Facebook o Instagram, le applicazioni social di uso più comune sono state superate da questa invenzione di vecchio stampo. Il motivo che regge questa ipotesi è un pregiudizio che sposano in tanti. Considerare solo le applicazioni più cliccate dal sistema nella vita normale, Instagram e Facebook appunto, catturate dall’occhio dell’hacker. Niente di più sbagliato o meglio completo nel discorso a riguardo. “Zoom” è una piattaforma elegante, di facile utilizzo ma non progettata con la sicurezza e la privacy al centro del suo progetto.

Il New York Times ha ultimamente individuato profili social pronti ad organizzare retate tecnologiche a scopo di lucro. Per impedire ai pirati digitali che hanno lo scopo di individuare le intercettazioni altrui e compromettere i server, serve abbandonare l’utilizzo di Zoom.

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Truffe (Getty Images)

La cosa è molto seria e il quotidiano statunitense non le manda a dire ai creatori di app non costruttive, ormai passate di moda. Ma soprattutto prive di accorgimenti che garantiscono la privacy e i sitemi di accorgimento necessari per tutelare le persone.

 

 

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