Covid-19, associazione ginecologi: “Favorire l’aborto farmacologico a casa”

Covid-19, l’associazione ginecologi sollecita il ricorso all’aborto farmacologico per ridurre la pressione sugli ospedali e diminuire i rischi contagio.

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farmaci (Getty Images)

L’Italia sta affrontando l’emergenza legata al coronavirus e i casi continuano ad aumentare giorno dopo giorno. In questa fase di pandemia, l’associazione ginecologi ha deciso di sollecitare l’utilizzo all’aborto farmaceutico invece di quello tradizionale. In questo modo si potrebbe ridurre la pressione sugli ospedali e si potrebbe evitare la possibilità di contagio per le donne. Il presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, Antonio Chiantera, ha dichiarato di ritenere doveroso tutelare la salute e i diritti delle donne e contemporaneamente utilizzare misure per contenere il diffondersi del covid-19. Il percorso tradizionale, stando alle parole di Nicola Colacurci (presidente Associazione Ginecologi Universitari Italiani), prevede numerosi accessi ambulatoriali ed espone la donna ad un grande numero di contatti con le strutture sanitarie.

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Covid-19, il consiglio sull’aborto farmacologico: scontro associazione ginecologi-Pro Vita

Ospedale
(Getty Images)

Scontro totale tra l’associazione ginecologi e Pro Vita: da un lato gli esperti consigliano in questo momento storico di utilizzare una procedura totalmente da remoto, come adottato in altri posti come Francia e Gran Bretagna. “Interruzioni di gravidanza farmacologiche senza ricovero significa, in soldoni, la giungla fai da te”, hanno dichiarato il presidente e il vice presidente dell’associazione Pro Vita. Tale associazione giudica incompatibile la proposta dei ginecologi con la legge 194. Secondo tale normativa una gravidanza può essere interrotta solo se comporta un pericolo per la salute fisica o psichica della donna. Le indicazioni dell’Aifa prevedono un ricovero in ospedale di tre giorni.

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Il covid-19 ha modificato tutte le nostre abitudini di vita. La curva dei contagi ha iniziato la discesa ma la “battaglia” è tutt’altro che terminata.

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