Un uomo di 39 anni di Castel Rozzone (Bergamo), in un’intervista a Il Gazzettino, ha raccontato la tragica morte del padre, scomparso dopo aver contratto il Covid-19.
Secondo gli ultimi dati, diffusi ieri dalla Protezione Civile, la curva del contagio dell’epidemia da Covid-19 in Italia è in calo. Nel nostro Paese le persone attualmente positive sono 94.067, mentre le vittime hanno superato la soglia dei 17mila decessi. In una situazione di simile emergenza si susseguono le testimonianze di chi ha vissuto quest’incubo, risultando positivo al virus, o di chi ha perso un familiare o un amico. Tra queste c’è anche quella di Fabio Ferrari, un uomo di 39 anni che lo scorso 27 marzo ha perso il padre, deceduto a causa del coronavirus.
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Covid-19, la testimonianza di un 39enne della provincia di Bergamo: “Mio padre è da solo, nessuno che sia venuto a visitarlo o che abbia ascoltato il nostro grido”
In un’intervista rilasciata alla redazione de Il Gazzettino, Fabio Ferrari, 39enne di Castel Rozzone, comune in provincia di Bergamo, ha raccontato la tragedia che ha colpito la sua famiglia. Fabio ha perso il padre Giacomo di 62 anni, deceduto lo scorso 27 marzo in ospedale dopo essere stato colpito dal Covid-19. Il 39enne spiga che l’incubo è iniziato il 13 marzo, quando il padre, che non usciva da più di un mese, ha accusato una strana febbre che poco tempo dopo è salita. Fabio e sua madre cercano di contattare invano il medico di base: “Ci dicono che, forse, è malato anche lui. Al suo posto -riporta Il Gazzettino– ci rimandano a un numero verde dopo l’altro. Attendiamo per ore prima di ricevere una risposta. È il caos. Ci dicono che neppure sanno dell’esistenza del nostro Comune. E poi: ‘Suo padre è giovane e in salute, non avrà problemi’“.
Fabio racconta che ogni medico forniva loro un parere diverso ed addirittura uno di questo gli risponde: “Potete solo pregare” attaccando subito dopo il telefono. Alla domanda della giornalista se vi fossero medici disposti a visitarlo, Fabio afferma: “Nessuno. Tutti continuavano a ripetermi che non devo rivolgermi al 112 perché papà non ha difficoltà respiratorie. Nel frattempo anche io e mia madre iniziamo a sviluppare gli stessi sintomi. Chiediamo aiuto ovunque, ma nessuno ci ascolta. Nessuno ci visita. Al telefono ci trattano come condannati a morte. Con la febbre a 39 accudisco mamma e papà giorno e notte. Da solo“. Le condizioni di Giacomo intanto peggiorano ed il 23 marzo, quando il figlio decide di contattare il 112, viene ricoverato in ospedale. Qui i medici, spiega Fabio, tranquillizzano la famiglia spiegando che la situazione sembra essere stabile: Giacomo è stato messo sotto ossigeno ma i suoi polmoni sembrerebbero riprendere le loro funzioni. Pochi giorni, dopo, le condizioni del 62enne peggiorano ed il 27 marzo, i medici comunicano a Fabio: “Suo padre non ce l’ha fatta“. Fabio conclude la sua intervista spiegando quale sia la circostanza che maggiormente ha scatenato la sua rabbia: “Mio padre è morto da solo e noi non abbiamo potuto neanche salutarlo. Lo abbiamo fatto affacciandoci alla finestra, mentre il carro funebre passava sotto casa. Nessuno che sia venuto a visitarlo. Nessuno che abbia ascoltato il nostro grido. Non si può lasciare una famiglia da sola in balia del suo destino. E la nostra storia, purtroppo, è solo una delle tante“.
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Un tragica storia che, purtroppo, sembra simile a quella di molte altre famiglie.