Sarebbe un vero esercito, oltre 1 milione e mezzo di patogeni che potrebbero diffondersi in futuro dopo la fine del Covid-19. Gli scienziati spiegano come questo exploit sia possibile
Un esercito di nuovi e pericolosi agenti patogeni che continueranno a far tremare il mondo intero. Nuovi virus, più di 1,5 milioni, pronti per diffondersi in futuro. Ne sono sicuri gli scienziati che non escludono il divulgarsi di nuove epidemie letali.
Come è possibile una cosa del genere? Il continuo legame che l’uomo ha nei confronti di alcune specie animali e l’ingerenza nei loro habitat naturali. È questo quello che è emerso dai modelli matematici usati dagli esperti per capire cosa ne sarà dei virus in futuro. Non tutti saranno pericolosi ma circa mezzo milione di essi sarà addirittura letale.
È l’estremo contatto tra l’uomo e alcuni animali selvatici che favorisce il diffondersi delle malattie si cui essi sono portatori. Virus ancora sconosciuti che si potrebbero diffondere a causa di fenomeni come la deforestazione, il cambiamento climatico e il commercio illegale di animali selvatici. Queste le principali cause che portano gli uomini ad invadere prepotentemente i loro habitat naturali.
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Tutta colpa degli uomini se i virus si diffondono in modo così veloce e dagli animali alla popolazione. L’epidemiologo Dirk Pfeiffer ha spiegato che la trasmissione da animale a uomo si è sempre verificata, ma il fenomeno si è ingrandito a causa della scorretta condotta dell’uomo che non fa altro che invadere gli spazi naturali.
Come controllare dunque la diffusione di questi nuovi e potenti virus? Ritornare ad un ecosistema integro secondo il rapporto dell’UNEP, United Nations Environment Programme. Solo così la diffusione dei patogeni diventa meno forte.
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Secondo gli esperti oltre ad un ripristino degli equilibri naturali e ad un maggiore rispetto per la biodiversità, l’altra soluzione pratica per cercare di frenare i virus sarebbe investire sul servizio sanitario pubblico. Si potrebbe pensare a metodi che permetterebbero di monitorare la diffusione di malattie e polmoniti atipiche nell’uomo. E ancora big data e dati della telefonia mobile per intercettare i patogeni prima della loro diffusione.
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Un quadro allarmante che per il momento non aiuta a sminuire l’epidemia di Covid-19 ma che ci deve indurre a pensare e riflettere a come poter agire in futuro per non rischiare di scontrarci nuovamente con una pandemia come quella che stiamo affrontando oggi.
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