Il virus può colpire davvero tutti. Le parole di un medico anestesista fanno riflettere sull’atteggiamento degli italiani
Non conosciamo le origini e il percorso che il virus ha effettuato prima di entrare in comunità. Ma la garanzia di quello che si sta assistendo ormai da settimane suona come un campanello d’allarme per tutta la popolazione. Molte persone sottovalutano il nemico, riversandosi per le strade come se nulla fosse. Le immagini che provengono dalle zone più colpite non si fermano ai feretri trasportati presso le camere ardenti o in luoghi di seppellimento diversi dalle zone d’origine. Il virus è minaccioso e interessa le persone di qualsiasi età. L’ultima notizia sulle vicende che riguardano i pazienti ricoverati in sala operatoria, nonchè intubati, arriva direttamente da un medico anestetista. “Il ragazzo di 38 anni che abbiamo assistito era in ottimo stato di salute” – chiosa il medico -, che non vuol sentir parlare più di casi strettamente connessi agli anziani. La gente ancora pensa si tratti di una semplice influenza. Il sole non basta per disconnettersi dal caso Coronavirus.
Il medico anestetista invita, dunque, ad indossare i panni dell’eroe che sta combattendo questa lurida guerra. La quarantena funziona ma la denuncia è per quelle persone che continuano ad uscire di casa. Per il medico quelle individualità rappresentano un fuoco di paglia che possono appiccare un incendio di grosse dimensioni, difficile da gestire. Ed ecco che si arriva ad essere costretti a scegliere chi aiutare.
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L’anonimo medico racconta esperienze personali agghiaccianti
Il medico anestesista in questione non ha voluto esprimere la propria identità non per una questione di vanto. Il messaggio che si vuol lanciare è quello di prendere coscienza di una situazione che può imbucare una strada senza ritorno. Le immagini incaccelabili nella sua mente fanno riflettere la popolazione che viola il decreto. Su tutte l’esperienza nel reparto di Medicina, la zona che separa il pazoiente dal ventilatore polmonare. L’agghiacciante obbligo di essere costretti a scegliere, ha segnato la sua vita quando ha dovuto decidere chi salvare tra un 62enne e un 46enne. Naturalmente la scelta è ricaduta sull’uomo più giovane, mentre l’altro si spegneva tra le braccia del virus.
Altre esperienze sono legate alla vita personale e alla perdita di uno zio, ricoverato in un altro ospedale della zona. “I medici mi hanno detto che non hanno potuto fare altrimenti” e l’eroe in questione ha compreso che il parente era rimasto vittima di scelte obbligate.
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Infine il nostro medico sottolinea l’intensità del duro lavoro, lanciando una frecciatina al Governo, principale antagonista per l’insufficienza dei mezzi sottratti alla sanità.