L’Islanda al momento sarebbe uno dei Paesi che sta riuscendo a contenere nel migliore dei modi la pandemia, tenendo sotto controllo i contagi: il Governo ha messo in atto misure meno restrittive rispetto ad altri ed ha effettuato innumerevoli tamponi.
L’Islanda al momento è annoverato tra i Paesi che meglio stanno gestendo la pandemia da Covid-19. La nordica Nazione ha registrato 1.701 casi e solo 8 decessi facendo drasticamente scendere la percentuale di letalità del Covid-19 che sarebbe inferiore allo 0,4%. Un quadro generale che ha permesso al Governo di allentare le misure di contenimento.
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L’Islanda è una nazione insulare dell’Europa settentrionale e conta 356.991 abitanti. Pur essendo così piccola e relegata tra l’Oceano Atlantico ed il Mar del Nord, l’Islanda non è riuscita a scampare alla pandemia. Tuttavia, la strategia di contenimento messa in atto dal Governo, pare che al momento sia quella più efficace.
Stando a quanto riferisce la redazione de Il Post, l’isola sta registrando un forte calo dei casi di contagio già a far data dal 6 aprile. Un’ottima notizia che si inserisce in un quadro che già di per sé non era drammatico come, invece, in tante altre Nazioni. L’Islanda, infatti, ha registrato solo 1.701 casi ed 8 morti (che ha fatto scendere il tasso di letalità sotto lo 0,4% del Covid-19). A dichiararlo Kjartan Hreinn Njalsson, funzionario del ministero della Salute. Dallo scorso mercoledì i numeri dei guariti continua a superare quello dei contagiati: con ogni probabilità la fase di picco è stata superata. In tutta l’isola i ricoveri sono 40 di cui solo 11 in terapia intensiva.
Ma come è possibile? In primo luogo è ovvio e doveroso non sottovalutare la densità della popolazione, decisamente esigua che potrebbe aver contribuito alla registrazione di un numero ridotto di casi. Anche se proprio sul punto si è espresso il Governo sostenendo a gran voce che poco c’entra tale circostanza, ma che è tutto merito del sistema di gestione dell’emergenza. Ed infatti ciò non può sottacersi: le misure adottate hanno avuto il loro considerevole impatto. Stando a quanto riporta Il Post, in Islanda la chiusura di bar e di luoghi di aggregazione è stata disposta solo dopo un mese dal primo contagio. Per non parlare della misure restrittive imposte per gli spostamenti, più lente rispetto ad altri Paesi. Anche il sistema scolastico non ha subito grandi stravolgimenti: asili e scuole elementari, infatti, sono operativi. Al loro interno, limitando il numero degli alunni in classe e rispettando distanze di sicurezza le lezioni si svolgono regolarmente. Anche alcuni ristoranti hanno proseguito la loro attività.
Neppure il turismo ha subito stop: gli avventori posso circolare liberamente senza osservare quarantena. Gli unici sottoposti alla misura sono islandesi che hanno fatto rientro da Paesi con alti numeri di contagio. Il motivo risiede nel fatto che turisti e locali non entrano eccessivamente in contatto, riferisce Il Post. Solo a far data dal 4 maggio saranno vietati gli assembramenti da 20 persone e più.
Ma a rendere davvero efficace ed efficiente il sistema di contenimento è di certo l’ingente quantità di tamponi effettuati. Come spiegato anche dall’Oms tale attività è più che utile ai fini del contenimento del contagio.
All’interno delle strutture ospedaliere sono stati sottoposti a tampone tutti coloro i quali manifestavano sintomi tipici del virus, il personale medico e chi aveva fatto rientro da zone con alto tasso di contagi. Ma ad essere avanguardistico è il sistema con cui la restante parte di popolazione può sottoporsi al test. Ossia grazie alla deCODE genetics, riporta Il Post. Si tratta di un’azienda che dal 2012 sta portando avanti un progetto che si occupa di sequenziare i genomi degli islandesi per consentire uno studio tra quelle che sono le interazioni tra DNA, patologie e reazioni ai farmaci. Il patron della deCODE ha invitato anche chi non manifesta sintomi a sottoporsi al test sì da interrompere la catena, qualora fossero positivi asintomatici. Un invito entusiasmante e di una naturalezza che però in numerosi Paesi rappresenta un nodo gordiano. Come in Italia ad esempio dove gli asintomatici potrebbero rappresentare una grande fetta dei contagi, ma dove non ci sono abbastanza tamponi.
In Islanda i positivi al Covid-19 rimangono in casa: è solo tenendo in isolamento gli infetti che si può trovare soluzione all’emergenza, non con le misure restrittive.
Un modus operandi quello islandese non andato esente da critiche. Alcuni abitanti dell’isola, riporta Il Post, ritengono che queste misure blande porteranno il Paese al tracollo. Altri, invece, si preoccupano delle strutture che su un territorio così piccolo potrebbero non essere in grado di sostenere un’imponente ondata di contagi qualora la situazione dovesse sfuggire al controllo del Governo.
A lamentarsi maggiormente delle misure adottate un ex deputato riporta Il Post, il quale pur ammettendo il contributo positivo dettato dalla somministrazione di numerosi test (cosa che in molti Paesi non accade) è inverosimile che tutta la popolazione possa essere controllata. Grandi rimostranze, invece, giungono da Chris McClure, epidemiologo americano che vive in Islanda. Le scuole per lui andrebbero chiuse e l’ottimismo imperversante non tiene conto che per tirare le vere somme sull’epidemia, ovvero per testare tutta la popolazione bisognerà attendere la fine dell’anno.
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In ogni caso, sono più i cittadini a favore che quelli contro il Governo. Gli islandesi si fidano delle misure adottate e sono ottimisti.
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