Il ministro Boccia chiede al mondo della scienza risposte e chiarimenti essenziali per andare avanti e programmare al meglio la fine del lockdown. E tuona: “Non si può aspettare il vaccino”
In Italia si lavora per il contenimento ma anche per la ripartenza. Tutto fissato per ora al prosssimo 4 maggio anche se le incognite restano ancora molte. Il tempo sembra breve ma in realtà, è ancora tutto debole e instabile.
Proprio in vista dalla fine del lockdown in Italia il ministro degli Affari regionali e delle Autonomie, Francesco Boccia chiede chiarezza agli scienziati. Maggiori certezze in vista della partenza della fase 2. Serve certo rigore ma anche avere le idee chiare su come si dovrà agire in questo secondo step in piena emergenza coronavirus.
“Chiedo alla comunità scientifica, senza polemica, di darci certezze inconfutabili e non tre o quattro opzioni per ogni tema” ha detto con determinazione Boccia. Insomma dal governo vorrebbero avere delle linee più certe. Vorrebbero delle risposte che descrivessero un quadro più chiaro per poter agire poi, a livello polito, in modo più spedito e sicuro.
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Non le manda a dire il ministro Boccia e dalle pagine del Corriere della Sera dice, alla scienza, di pretendere chiarezza “altrimenti non c’è scienza” tuona. E per chiarezza si riferisce soprattutto ai possibili esiti che potrebbero esserci sulla diffusione del virus.
In particolare Boccia, in rappresentanza del governo, chiede di sapere se chi ha già contratto il coronavirus ed è poi guarito è soggetto ad infettarsi di nuovo. Questa sarebbe una risposta importante per capire come potrebbe essere in Italia l’evoluzione dell’epidemia. Purtroppo però, aggiunge, “non c’è risposta”.
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E proprio in merito a questo Boccia, con decisione, dice che come i politici si devono prendere la responsabilità di decidere, anche gli scienziati non possono tirarsi indietro ma devono dare loro la possibilità di farlo. E poi si chiede retoricamente: “I test sierologici sono affidabili? Non possiamo stare fermi finché non arriva il vaccino“.
Aspettare il vaccino, in effetti, presupporrebbe dei tempi veramente troppo lunghi. È dall’inizio dello scoppio dell’emergenza sanitaria che, in tutto il mondo, si parla di un lavoro impegnativo che molto probabilmente non darà i primi riscontri prima del nuovo anno.
E dopo questo monito, il ministro degli Affari regionali e delle Autonomie ricorda comunque che nonostante si proseguirà con una prima riapertura il 4 maggio non bisogna abbassare la guardia e tenere “la barra dritta”, avverte.
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Questo è essenziale per difendere i risultati che sono stati raggiunti fino ad ora che però dicono chiaramente che l’emergenza non è ancora finita.
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