Sta circolando la notizia di un possibile prelievo forzoso di denaro dai nostri conti correnti. Quanto c’è di plausibile? E soprattutto sarebbe una via auspicabile?
L’ipotesi di un prelievo forzoso da parte del Governo incarna una delle principali paure degli italiani in queste ore. La notizia è infatti circolata sui quotidiani sebbene il Governo la smentisca categoricamente.
A parlarne è stato giorni fa Oscar Farinetti che, in base a quanto si legge in un’intervista rilasciata a Il fatto quotidiano avrebbe dichiarato: “Quando una famiglia ha problemi finanziari, cosa fa? Va in banca e utilizza i propri risparmi”. Il fondatore di Eataly avrebbe in quella sede ricordato che gli italiani sono grandi risparmiatori (detenendo il 5,4% della ricchezza mondiale) e che sarebbe auspicabile ripetere il prelievo forzoso che mise in atto il Governo Amato nel 1992.
Per quanti non lo sapessero, infatti, nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1992 venne prelevato lo 0,6% di quanto era depositato sui conti correnti degli italiani (si tratta, per esempio, di 60 euro su 10mila, per intenderci).
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L’ipotesi del prelievo forzoso intriga molti
Sebbene il Premier Conte, durante l’ultima conferenza stampa del 10 aprile scorso, abbia smentito anche l’ipotesi meno peregrina di una tassa patrimoniale, Matteo Salvini, leader della Lega Nord, ha citato al Tg2 il prelievo forzoso, tra le altre, come una proposta reale.
E’ vero che l’emergenza da Covid-19 ha già reso necessaria la mobilitazione di ben 50 miliardi di euro; di qui il dubbio che l’ipotesi del prelievo forzoso non sia del tutto fuori luogo.
Inoltre, va detto che il viceministro dell’Economia Antonio Misiani ha dichiarato, ai microfoni di Radio 24: “Gli italiani hanno 1.400 miliardi di euro fermi nei loro conti correnti o in liquidità“.
Misiani ha precisato: “Non dobbiamo inventare patrimoniali, ma strumenti che permettano di convogliare queste risorse verso l’economia reale. Penso a un patto tra risparmiatori, Stato e sistema produttivo con l’emissione di titoli a lunghissimo periodo per raccogliere risorse da destinare al rilancio e alla ripartenza del Paese”.
Ma Salvini e Farinetti non sembrano gli unici ad aver pensato a sistemi di tassazione del patrimonio per far fronte alla situazione economica.
Anche il capo delle Sardine, Mattia Santori, ha proposto una patrimoniale erga omnes dell’1%.
L’1% può sembrare una cifra minima ma se pensiamo che il prelievo forzoso di Amato nel 1992 fu dello 0,6%, capiamo immediatamente che non si tratta di un’ipotesi economicamente risibile: si tratta di quasi il doppio.
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