Al termine del mese scorso è stata registrata una diminuzione della produzione industriale del 15% e la preoccupazione per questo dato, stando alle dichiarazioni di Bankitalia, non riguarda soltanto il tessuto imprenditoriale ma è estesa anche alle banche che sono in questo momento molto esposte.
Mentre secondo Fmi ogni mese di lockdown costa all’Europa ben tre punti di Pil, il Capo del dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria Paolo Angelini e il Capo del Servizio Stabilità finanziaria della Banca d’Italia Giorgio Gobbi dichiarano, davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, sulle iniziative della Task Force per la liquidità del sistema bancario nell’emergenza sanitaria: “Le nostre stime indicano che tra marzo e luglio il fabbisogno aggiuntivo di liquidità delle imprese possa raggiungere i 50 miliardi“. E aggiungono che a marzo la produzione industriale potrebbe aver subito un calo o contrazione del 15%.
Il lockdown ci costa moltissimo. Si parla di 3 punti di Pil secondo l’Fmi per ogni mese di chiusura in Europa e la stima per l’anno fino al suo termine sarebbe del 6,5%.
Poul Thomsen, il responsabile del Dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale, ha però precisato che si tratta di stime del tutto incerte.
La paura, secondo Thomsen, “e’ che ci possa essere un effetto di spillover sul settore finanziario e se cio’ accadesse la ripresa sarebbe molto piu’ lenta”.
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Cosa temono Bankitalia e l’Fmi?
Ciò che si teme è l’effetto spillover, cioè letteralmente traboccamento ma potremmo tradurlo come un effetto domino che partendo da un ambito giunge a condizionarne molti altri.
L’effetto non è necessariamente negativo, trattandosi di un condizionamento ma lo è in questo caso, visto che tutto parte da una pandemia e dalle ricadute economiche del fermo industriale.
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