Il comitato di esperti guidato dall’ex Ad di Vodafone Vittorio Colao sta stilando il piano per la ripartenza del Paese da attivare nella Fase 2: verso la fine della settimana dovrebbe sottoporlo all’attenzione del Premier Giuseppe Conte.
Per guidare la ripresa del Paese il Governo si è affidato ad un team di esperti coordinati dall’ex Ad di Vodafone Vittorio Colao. La sua task force, al momento, è a lavoro per studiare il piano di ripartenza che andrebbe attivato nella Fase 2 di gestione dell’emergenza. Un dossier, contente suggerimenti e linee guida da seguire, che nel corso del fine settimana dovrebbe essere sottoposto all’attenzione del Premier Giuseppe Conte. A quest’ultimo spetterà l’ultima parola circa le misure da adottare dopo il 3 maggio, salvo ulteriori e necessarie proroghe.
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Per la Fase 2, ormai tanto anelata, bisognerà porre in essere misure ponderate che evitino di vanificare gli sforzi sino ad ora compiuti dal Nostro Paese durante questo periodo di lockdown. Il Governo per redigere un piano efficace si sta avvalendo di una task force coordinata dall’ex Ad di Vodafone Vittorio Colao. Quest’ultima si sta occupando di redigere un dossier contente suggerimenti e linee guida da attuare nella seconda fase dell’emergenza che verrà poi sottoposto al vaglio del Governo. Giuseppe Conte nel week-end, stando a quanto riporta la redazione di Fanpage, dovrebbe ricevere il documento all’interno del quale potrebbe esserci, dunque, l’intero piano d’azione del post 3 maggio. Salvo ulteriori proroghe, in quella data, il Paese potrebbe uscire dal lockdown.
Il Premier Conte, però, ha già reso noto che a partire dalla settimana prossima alcuni settori potrebbero riprendere le loro attività con le dovute precauzioni e soprattutto a scaglioni.
Nella giornata di ieri, martedì 14 aprile, il team di Colao è partito con l’elaborazione del suo dossier. L’idea di base è quella di partire dalla cosiddetta “densità produttiva” delle zone, avrebbe dichiarato egli stesso stando a quanto riporta la redazione di Fanpage che a sua volta cita Il Corriere della Sera. Quest’ultima, in sintesi, sarebbe il dato relativo alla presenza di fabbriche ed imprese presenti su un determinato territorio. Per la task force coordinata dall’ex Ad di Vodafone, la ripartenza dovrebbe iniziare ove vi è il minor numero di unità produttive. Ciò al fine di evitare ingente traffico ed affollamenti che potrebbero favorire una nuova ondata di contagi.
Ad avviso degli esperti sarebbe questa la chiave vincente per non far ripartire i contagi: contenere il flusso di spostamenti. Il distanziamento sociale, l’utilizzo di dispositivi come mascherine e guanti, nonchè la riorganizzazione degli orari di lavoro, riporta Fanpage, non risulterebbero bastevoli ad avviso di Colao. Per poter tracciare una mappa sulle varie attività, la task force farà affidamento anche sui dati fornitigli dall’Inail. L’isituto sta, infatti, portando avanti uno studio relativo alle potenzialità di rischio di ogni attività lavorativa.
Una volta stilato il piano, come poc’anzi rappresentato, quest’ultimo sarà sottoposto al vaglio del Presidente del Consiglio, il quale anche grazie all’aiuto del comitato tecnico-scientifico ne valuterà le potenzialità e le prospettive di efficacia. Il team di esperti, in merito al lavoro che sta svolgendo, non potrà rilasciare alcune dichiarazione in quanto, riporta Fanpage, avrebbe sottoscritto un patto di riservatezza.
Stando alle poche informazioni trapelate in merito, pare che nel dossier è prevista la possibilità di far scomparire l’autodichiarazione cartacea, e sostituirla con un’applicazione digitale. Inoltre, riporta la redazione di Fanpage, si starebbe pensando ad un ulteriore periodo di smartworking. Quest’ultimo obbligatorio in tutte quelle aziende con un determinato numero di dipendenti: cifra però di cui ancora non si conosce l’entità.
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La task force all’interno del suo piano di ripartenza, potrebbe invece far rientrare un’altra ipotesi. Quella per cui sarebbe un lavoratore a poter richiedere all’azienda di lavorare da remoto e quest’ultima non potrebbe opporsi. Ovviamente se e soltanto se l’attività è svolgibile tramite tele-lavoro.
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