Per le partite Iva che rientrano nel regime c.d. “flat tax” gli aiuti consistono nella possibilità di accedere a micro prestiti che di fatto possono ammontare fino a 16.250 euro. Ma si tratta comunque di un tetto massimo.
Le attività che si sono giovate della flat tax (tassazione fissa, forfettaria al 15%) potranno ottenere, quale aiuto per affrontare la ripresa post emergenza Covid-19, microprestiti dagli istituti di credito.
Il tetto del microprestito sarà per questi commercianti, artigiani e professionisti in ogni caso di 16.250 euro.
In base all’articolo 13 del decreto imprese la garanzia dello Stato si applica a prestiti fino a 25mila euro che rientrino nel 25% dei ricavi del beneficiario.
Poiché il regime flat taxprevede un tetto di reddito massimo annuo che ammonta a 65mila euro e poiché il 25% di 65mila euro è proprio 16.250 euro, appare chiaro come il microprestito destinato a questa fascia di autonomi non possa essere superiore a tale somma.
Non solo, chi nell’anno scorso ha avuto un guadagno inferiore a 65mila euro avrà diritto a un prestito proporzionato a tale cifra: su 30mila euro di ricavi dichiarati parliamo dunque di un micro-prestito di 7.500 euro.
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Gli aiuti passano dalle banche
Da non sottovalutare è poi il fronte bancario di questa disposizione normativa: la remuneratività di questi micro presttiti potrebbe essere molto limitata il che significa che le banche potrebbero non essere, per così dire, particolarmente sollecite ed efficienti.
E’ questo un dubbio del tutto lecito.
Soprattutto, è bene precisare che le banche non sono tenute ad erogare i prestiti senza le dovute valutazioni e ditalchè i tempi per addivenire effettivamente all’erogazione del prestito potrebbero diventare via via sempre più estesi.
E questo nonostante il Presidente dell’Associazione bancaria italiana Antonio Patuelli abbia esortato, in un’intervista dell’11 aprile pubblicata dall’Ansa, gli istituti bancari alla competitività.
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