Burgio: “Il contagio non avviene in strada. Ecco quando si tornerà alla normalità”

Ernesto Burgio, medico specializzato in pediatria, analizza i casi di contagio e si esprime sul possibile ritorno alla normalità

Burgio Coronavirus
Ernesto Burgio – Foto dal Web

L’esperto in pediatria, nonchè Presidente del Comitato scientifico della Società Italiana di Medicina Ambientale, Ernesto Burgio esprime le sue considerazioni su come avviene il contagio. Si esclude nella maggior parte dei casi l’ipotesi di una possibile infezione quando si è per strada. Gli spazi aperti riducono al minimo i contatti tra le persone, per cui chi è rimasto vittima in principio del virus ha potuto espanderlo all’interno delle mura di casa. Essendo un nemico respiratorio, il 90% dei casi è accertato in ambienti chiusi, dove si hanno abitualmente i rapporti ravvicinati. Quindi si parla di ospedali, uffici e abitazioni. Se le particelle fossero state meno sensibili all’atmosfera che ci circonda, probabilmente avremmo avuto un tasso di mortalità molto superiore rispetto ad oggi.

La contagiosità del Coronavirus definisce un indice ben preciso tra le persone. Siccome si tratta di un soggetto esponenzialmente contagioso, oggi parliamo di un R0 che si assesta tra il 3 e il 3,5. Da questo dato si spiega il comportamento del virus tra la gente, oggi vittima dell’influenza per un numero abbastanza considerevole.

Ma la strage che ha fatto dell’Italia uno dei Paesi più colpiti non è tanto evidenziata per il PIL nazionale che conta un tasso di anzianità tra i più elevati della popolazione mondiale. Alla base della teoria ci sono diverse tipologie di errori che vanno scandagliate in un contesto dove il Belpaese è risultato politicamente impreparato. Un problema di “grosso” conto quando si sono evidenziate le lacune di un apparato sanitario incompleto. Senza un adeguato dispiegamento di mezzi sanitari, personale medico e materiale per evitare il contagio all’iinterno dei presidii di cura.

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Ernesto Burgio sugli errori degli italiani

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Covid 19 Italia FOTO Medina AFP via Getty Images

Se l’Italia si fosse rivelata pronta a fronteggiare il Coronavirus, Gennaio era il mese giusto per andare già alla ricerca di casi di polomonite ed evitare l’estrema condizione del lockdown.

Il ritardo della chiusura è uno dei primi errori che il sistema governativo tricolore ha fatto, perdendo terreno rispetto ad una Cina già pronta a difendersi dalla Pandemia con i mezzi di esperienza affinati durante la Sars del 2002.

La sottovalutazione del problema è un altro peccato all’origine per il Paese, che non ha tenuto conto di ciò che stava accadendo nei Paesi dell’estremo oriente. Sulla base di provvedimenti adottati in ritardo dal governo, c’è un’immagine che spicca per essersi basata su un modello di contenimento proveniente da quelle zone. Parliamo di Zaia e del lavoro del Dottor Crisanti che fanno della Regione Veneto un simbolo di riscontro di problematiche di minore tono rispetto alle altre aree limitrofi e confinanti. In Lombardia ad esempio sono state fatte una serie di leggerezze come il raduno dei tifosi dell’Atalanta per i festeggiamenti. Ed in più il gravissimo ritardo di 15 giorni nella chiusura dei confini territoriali regionali.

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Burgio: “Ecco quando si potrà tornare alla vita di prima”

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Coronavirus (Getty Images)

Tuttavia i dati confortanti che in questi giorni ci sta dando la Protezione Civile fanno ben sperare nei tempi che avverranno per la ripartenza. E’ indispensabile far ripartire l’economia del Paese, ma fin quando ci saranno dei “cretini” in giro che sopravvalutano la situazione con più di 80 medici già deceduti a causa del Coronavirus, questo non sarà possibile.

Dopo aver messo a tacere le chiacchiere indesiderate di alcuni soggetti, sarebbe opportuno aiutare il governo a rispettare le misure di contenimento. Già siamo al di là della fase esponenziale della malattia ma sarà indispensabile tenere tutto fermo ancora per un altro mese. Questo per avere la possibilità concreta di spegnere focolai già esistenti e scongiurarne altri, soprattutto al Sud dove la situazione deve rimanere sotto controllo.

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Alla luce di ciò potremo pensare dunque di ottenere una parziale riapertura delle aziende intorno la metà di Maggio ma con una premessa. “Che si confermi la tendenza verso lo “0” dei casi di contagio ed evitare che la malattia torni in auge, rafforzando il Sistema Sanitario. Il tutto dando una consapevolezza chiara al cittadino, pronto ad essere protetto e informato dei fatti.

 

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