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Fase 2|Fonti interne rivelano drammatica verità sulla ripartenza

Sarebbero aumentati i malumori anche fra le schiere amiche del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: il fatto che ad oggi non vi sia un piano sulla Fase 2 e non sia stato stilato un piano per la ripartenza preoccupa anche i fedelissimi del Premier.

Il premier Giuseppe Conte (Getty Images)

Aumenta la pressione sul Premier Giuseppe Conte in merito all’inizio della cosiddetta Fase 2 e la fiducia in lui riposta inizia a vacillare anche nei fedelissimi. Un sibilo di “protesta” sulla necessaria ripartenza del Paese il 4 maggio, iniziato a levarsi dai Governatori leghisti del Nord, ora pare stia germinando anche nella mente di alcuni giallo-rossi. Il momento di forte incertezza sta minando, peraltro, la sicurezza e l’entusiasmo iniziale con cui tutti gli schieramenti avevano accolto positivamente la “gestione Conte” dell’emergenza. A rivelarlo l’Huffington Post. Da un articolo a firma del giornalista Pietro Salvatori è emerso che nelle fila della maggioranza qualcuno avrebbe affermato che: “Manca totalmente un progetto di riapertura. La paura del premier non è un nuovo contagio. La paura è quella di fare errori, perché non ha un piano“.

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Fase 2, non ci sarebbe alcun piano per la ripartenza

Che fosse un momento delicatissimo era sotto gli occhi di tutti, ma che si barcollasse nel buio, questo un po’ meno. A renderlo noto l’Huffington Post in un articolo a firma del giornalista Pietro Salvatori.

L’incertezza sulla questione Fase 2, infatti, avrebbe innescato malumori ed insofferenze nei confronti del Premier Giuseppe Conte anche da parte dei suoi sostenitori. Perché ad oggi, pare, che sul fronte 4 maggio non vi sia alcun piano certo. Lo stupore e lo sconcerto sull’assenza di una strategia l’avrebbero palesato alcune fonti interne al Movimento 5 Stelle: “La Francia e la Germania hanno un piano preciso: date e modalità, scadenze per le riaperture, noi – riporta l’Huff- non abbiamo nulla di tutto questo”. I pentastellati, dunque, avrebbero avuto una timida inversione di pensiero, mostrando una sorta di condivisione del motto leghista “il 4 riapriamo tutto e subito” riferisce l’Huff.

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L’effetto “Carlo Bonomi” sulle posizioni in merito alla riapertura

Un cambio di rotta e non solo quella di alcuni del M5S che potrebbe avere a che fare con l’elezione di Carlo Bonomi, successore di Vincenzo Boccia, alla presidenza di Confindustria. Bonomi ha una linea più dura rispetto al suo predecessore che sino ad oggi si è mostrato, riporta l’Huff più accondiscendente nei confronti del Governo. Ma non è una mera supposizione, Bonomi ha immediatamente imbracciato l’arco e scoccato la sua prima freccia: “I comitati di tecnici non possono essere uno scudo dietro cui nascondersi per rinviare le decisioni″. La personalità imprenditoriale della nuova punta di diamante di Confindustria ben si concilia con quelle che sono le richieste dei governatori del Nord e di quelle avanzate da Nello Musumeci per la Sicilia.

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La riunione della task Force di Vincenzo Colao in concomitanza con quella del Pirellone

Per Giuseppe Conte non finisce qui, il fuoco è incrociato. La riunione con la task force presieduta da Vincenzo Colao, incaricato di stilare un dossier contenente suggerimenti e proposte per la Fase 2, è stata rinviata ad oggi. Contestualmente si terrà un briefing al Pirellone avente ad oggetto la medesima materia, solo che quest’ultima è ovviamente valevole per la Lombardia. In sostanza mentre Roma si sbraccia per redigere un piano, dal Nord è come se facessero sapere che loro sono già attrezzati. Un quadro che poco ha ormai dell’idillio di collaborazione delle fasi iniziale. È lontano il ricordo di quando tutti erano con Conte e si lavorava all’unisono. Dove lo slogan “Insieme ce la faremo” sembrava davvero condiviso, a prescindere da schieramento politico, idea o qualsivoglia altra convinzione.

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Conte (GettyImages)

In conclusione: il buio sulla Fase 2 è pesto. Fonti interne riferiscono che il Governo annaspa. Carlo Bonomi non è Vincenzo Boccia e la Lombardia lavora ad un piano di ripartenza nonostante la task force appositamente creata da Roma. Per Giuseppe Conte tempi duri.

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