La dura realtà della Francia sul Coronavirus. Determinante il ritardo della chiusura di tutto. Ora si fa la conta dei morti come in Italia
La Francia sull’onda cavalcata dall’Italia nella lotta al Coronavirus. Non è una metafora letterale, ma la dura e cruda realtà che rispecchia il Paese della moda sulla lotta al Coronavirus. Media e giornali francesi tendono parzialmente a prendere in considerazione il numero della popolazione coinvolta tragicamente dall’ondata del Coronavirus. Si tratta di una mentalità retrograda, paragonabile a chi vuole fuggire dal risolvere i problemi. Da qui il paragone con la nostra amata Italia, che aveva sottovalutato il nemico prima che scendesse il buio più totale. Emmanuel Macron parla già del periodo di confinamento, ovvero quello separa la popolazione francese dal lockdown. La data è fissata per l’11 Maggio, ma i dati sui decessi potrebbero rivedere la situazione prima di tornare alla vita normale.
Nelle ultime 24 ore è sceso il numero di decessi, ma l’indice resta inesorabilmente alto. Sono 753 le vittime che vanno ad aggiungersi alla spavenotsa cifra di 1438 del giorno prima. Questo è il dato meno confortante per la popolazione, rea di aver adottato le misure di contenimento con 10 giorni di ritardo rispetto all’Italia.
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In Francia il 15 Marzo ci fu l’elezione delle comunali e già in quella circostanza tre sindaci avevano perso la vita a causa del Coronavirus. Altri membri, partecipanti attivi alle elezioni come presidenti di seggio e scrutatori si trovano in terapia intensiva e le loro condizioni si sono aggravate nelle ultime ore. Altro caso risultato fatale per il numero di decessi che oggi conta la Francia sono i 670 positivi dell’equipaggio marittimo della nave Charles De Gaulle. Al rientro presso l’ormeggio di competenza, si era venuto a sapere che i membri dell’equipe marittima avevano consumato il tempo libero creando continui assembramenti all’interno di bar e ristoranti durante la sosta di Brest.
L’incoscienza politica ha fatto sì che le operazioni marittime non andassero sospese, nonostante il focolaio presentatosi a bordo. Dunque l‘imperativo di Marcon è comunque quello di guardare oltre il nemico e organizzare la ripartenza. Impensabile in una situazione di disagio in cui si trova la Francia in questo momento, ripartire già nella prima decade di Maggio.
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Anche solo pensare di riaprire tutto parzialmente, lasciando comunque a casa una buona fetta della popolazione, fa storcere il naso agli organi di amministrazione comunale, che minacciano il piede di guerra.
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