Anziani continuano a morire, a parlare è un’operatrice sociosanitaria che da 31 anni lavora nella casa di cura dove sono morti quasi 150 anziani
La tragedia delle Rsa sembra proseguire, nonostante il coperchio degli orrori sia stato scoperchiato, o quasi. La realtà è che gli anziani continuano, invece, a morire al Trivulzio, la struttura dono sono morti quasi centocinquanta anziani per il pasticcio del trasferimento dei malati di Coronavirus. «Stanno continuando a trasferire i pazienti da un reparto all’altro, senza aver fatto nemmeno i tamponi, lo fanno la sera di nascosto. Intanto gli anziani continuano a morire, la situazione non è migliorata». Ad affermarlo è una operatrice sanitaria che lavora al Trivulzio da 31 anni. Malati spostati di notte, come dei pacchi postali, senza aver fatto i tamponi. Forse unica cosa che si cerca di tamponare è la cascata di conseguenze legali che tra non molto pioverà sul capo dei responsabili.
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Anziani continuano a morire: la lettera
L’operatrice ha proseguito la denuncia all’Ansa circa l’utilizzo o meglio, il mancato utilizzo, degli strumenti di protezione: “La prima mascherina nel mio reparto si è vista il 22 marzo. Dieci giorni prima ho chiesto di averne una ma a me, come ad altre colleghe che le avevano portate da casa, venne intimato dalla caposala di non usarle”. La versione è stata anche confermata da una lettera con la quale si intimava gli operatori sanitari a non usare i dispositivi. “Noi redarguiti dal personale direttivo nel caso in cui qualcuno del personale sociosanitario indossasse mascherine portate da casa a tutela della salute degli ospiti e del personale stesso. Mascherine che sarebbero stati «obbligati a togliere al fine di evitare di generare un “inutile e ingiustificato allarmismo” tra i pazienti e i loro parenti».
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L’allarmismo è stato, senza dubbio, il primo dei problemi posti agli operatori sanitari. Si è cercato di nascondere, di affossare, tutto ai danni di anziani indifesi e increduli, molti die quali sono morti anzitempo, senza nemmeno capire il motivo.