Il professor Rezza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) parla illustrando la situazione sulla pandemia che ha colpito l’Italia
Sono trascorsi due mesi esatti da quando l’Italia si è accorta di avere a che fare con una grave epidemia. A parlare della situazone attuale è il professor Gianni Rezza, epidemiologo che dirige il Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità e che collabora a stretto giro anche con l’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
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Nel corso di una intervista concessa al quotidiano ‘La Repubblica’, Rezza sostiene che “la situazione dell’Italia è migliorata rispetto a 60 giorni fa. Desiderare un ritorno alla normalità è legittimo, specie per chi versa in condizioni di difficoltà economiche”. Ma secondo Rezza è anche giusto continuare ad essere comunque preoccupati ed a rispettare le regole. Di progressi ce ne sono stati molti grazie ai provvedimenti di isolamento sociale. I posti disponibili nei reparti di terapia intensiva sono per fortuna aumentato ed è aumentato anche il numero di tamponi svolti.
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“Ma è necessario intervenire sul territorio allo scopo di scovare eventuali nuovi focolai. Il virus infatti non è sparito e continuerà a circolare”. I dati a disposizione del governo e dei principali organi sanitari di controllo della crisi parlano di una pressione finalmente calata rispetto alle passate settimane. Gli ospedali lavorano con meno affanno, nonostante le cose restino comunque difficili. Il tasso di contagio in particolare è sceso da 3 a poco meno di una persona in termini percentuali. Ovvero, prima un infetto mescolava il virus a tre individui mediamente. Cosa che ora è diminuita, in base alle statistiche raccolte. Ma il fatto che la pandemia sia deflagrata proprio nel pieno della stagione influenzale è stata una coincidenza fortunata.
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Infatti in molti che avevano solo una semplice influenza hanno finito con il pagare un dazio più grande. In tal modo il Covid si è ‘camuffato’, e ci si è accorti in ritardo della sua presenza. Per questo il sistema sanitario all’inizio è parso impreparato.
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