Gli scienziati non escludono che le acque reflue non ben depurate in mare o lago possano essere veicolo di contagio per il virus
Fare il bagno in mare o in lago può essere pericoloso ed esporci al rischio di contrarre il Covid-19? Gli scienziati non escludono questa possibilità. Infatti all’interno di un documento reso noto dall’Epicentro Iss nel corso dell’emergenza Coronavirus, ed indirizzato ai gestori del servizio idrico integrato e alle autorità ambientali e sanitarie, si illustra che “i virus escreti con feci, urine, vomito, saliva o secrezioni respiratorie entrano nel sistema fognario – si sottolinea -. Gli scarichi idrici interni agli edifici possono generare aerosol carico di virus determinando un rischio di esposizione“.
Inoltre il report spiega che “i virus vengono trasportati attraverso il sistema fognario verso l’impianto di trattamento delle acque reflue, dove – prosegue – l’esposizione attraverso aerosol è limitata a operatori professionali adeguatamente protetti attraverso dispositivi di protezione individuale (DPI)“.
Quindi il Rapporto dell’Iss aggiunge. “I virus che entrano nell’impianto di depurazione vengono generalmente inattivati dai processi di trattamento fisici, biologici e chimici“. Ed anche che gli “scarichi illeciti possono far confluire acque reflue potenzialmente contaminate direttamente nel corpo idrico recettore“. In aggiunta a ciò “le fosse biologiche convenzionali, usate nel caso di edifici non allacciati a una rete fognaria, possono – avverte il documento – contenere patogeni virali con conseguenti rischi di esposizione per gli operatori al servizio di spurgo e eventuali soggetti presenti in prossimità dei luoghi di operazione“.
LEGGI ANCHE —> Oms, l’annuncio sullo sviluppo della pandemia e sull’allentamento delle misure
Virus, bagno al mare o al lago pericoloso? Cosa dicono gli scienziati
Quanto al Covid-19, si evidenzia che “negli ultimi decenni, l’attenzione si è rivolta anche ai virus non enterici, responsabili prevalentemente di malattie respiratorie“.
Quindi si spiega ciò che crea maggiore timore. “I due gruppi principali di questi virus che potrebbero rappresentare motivo di preoccupazione per il ciclo idrico integrato appartengono alle famiglie Orthomyxoviridae (virus dell’influenza) e Coronaviridae (SARS e MERS coronavirus). Questi virus – si sottolinea – sono noti per essere stati responsabili di epidemie e pandemie come l’influenza H1N1 “spagnola” (1918-1920), l’influenza aviaria H5N1 (1997-oggi), l’influenza H1N1 (2009-2010), la SARS-CoV (2002-2003), la MERS-CoV (2012), l’influenza aviariaH7N9 (2013-oggi) e, per ultima, la pandemia in corso SARS-CoV-2 (2020)“.
LEGGI ANCHE —> Estate al mare ai tempi del Covid, importante messaggio del ministro
Anche se, si specifica che “per questi gruppi di virus, non vi sono ad oggi evidenze di trasmissione idrica, tuttavia, ne è dimostrata la presenza nelle feci, urine ed escreti dei pazienti con infezione; ne consegue che i virus possono entrare nel ciclo idrico attraverso le acque reflue“.