Alpi, sui ghiacciai delle dei Forni e del Morteratsch si starebbero registrando anomali livelli di radioattività: ad effettuare lo studio alcune delle più illustri Università italiane.
Un fenomeno alquanto anomalo quello registrato sui ghiacciai alpini italiani dei Forni e su quelli svizzeri del Morteratsch. Secondo quanto emerso da un recente studio condotto da alcune delle più illustri Università italiane, infatti, sarebbero stati riscontrati dei livelli di radioattività. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista The Cryosphere.
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Sui ghiacciai alpini italiani dei Forni e su quelli svizzeri del Morteratsch si registrano insoliti livelli di radioattività, rispetto a quelli normalmente riscontrabili. Questi i risultati dello studio emersi all’esito di una ricerca condotta da esperti internazionali.
Le misurazioni sono state effettuate dall’Università di Milano Bicocca, all’interno del laboratorio di radioattività del Dipartimento di Fisica coadiuvato dal Dipartimento di Scienze Ambientali e della Terra. A prendere parte alla ricerca anche l’Istituito Nazionale di Fisica Nucleare, l’Università di Genova, l’Università Statale di Milano, l’Università di Pavia e altri istituti polacchi ed inglesi.
La ricerca, pubblicata sulla rivista The Cryosphere è alquanto allarmante. Stando a quanto riporta la redazione di Yahoo, gli esperti avrebbero notato che la crioconite racchiude dei radionuclidi. Questi ultimi non sarebbero solo di origine naturale, ma anche artificiale. Proprio in merito a tale seconda circostanza gli esperti sarebbero giunti a rintracciare l’origine. Sicuramente l’incidente di Chernobyl del 1986 ed ancor prima i test nucleari effettuati in alta atmosfera negli anni ’50 e ’60.
Lo studio ha raffrontato le vette alpine con le altre alture presenti sul Pianeta. Il risultato ha evidenziato che l’accumulo radioattivo è comune, ma che a mutare è la composizione radiologica della crioconite, riporta la redazione di Yahoo.
La ricerca ha permesso agli esperti di avanzare alcune ipotesi circa i processi di origine naturale che innescano la radiottività artificiale. Sarebbe emerso, riporta Yahoo citando lo studio, che a determinare la variazione sarebbero le particolari caratteristiche dei ghiacciai. Il riferimento va al periodo estivo dove lo scioglimento dei ghiacci determina un accumulo d’acqua che funge da filtro che si carica delle particelle radioattive di cui già è “contaminata”.
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