Andrea Urbani, direttore generale del ministero della Salute, rivela l’esistenza di un piano segreto sull’emergenza virus troppo drammatico per renderlo noto
Ai microfoni del ‘Corriere della Sera‘, Andrea Urbani, direttore generale della Programmazione sanitaria, parla della gestione dell’emergenza Covid-19 in Italia. “Con il senno di poi, sarebbe stato meglio un lockdown immediato. Ma allora c’erano solo i due cittadini cinesi e si è deciso di assumere scelte proporzionate – ricorda l’esperto -. Attenzione, però – avverte – . Come ha certificato l’Imperial College, se il governo non avesse adottato le zone rosse e le altre misure di contenimento l’Italia avrebbe avuto tra i 600 mila e gli 800 mila morti“.
Il direttore generale del ministero della Salute svela che “già dal 20 gennaio avevamo pronto un piano secretato e quel piano abbiamo seguito. La linea è stata non spaventare la popolazione e lavorare per contenere il contagio“. Si tratta di “piano nazionale di emergenza” per affrontare il Coronavirus con sopra segnati gli orientamenti programmatici. Orientamenti ispiratori delle decisioni del Governo e dove erano spiegati tre scenari per l’Italia. Uno di questi sarebbe stato troppo drammatico per essere reso noto con il rischio di far scatenare il panico tra le persone.
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Urbani non dimentica. “All’inizio siamo stati sbeffeggiati — sostiene —, poi ci sono venuti tutti dietro, anche Francia e Gran Bretagna“. Però all’interno di quel testo erano elencate somme considerate troppo elevate e addirittura insostenibili con ogni tipo di sistema sanitario, si legge sul ‘Corriere‘. Tanto più che è questa drammatica previsione lo scorso gennaio ha spinto il ministro Roberto Speranza e il Comitato tecnico scientifico a non rendere noto il documento, ma mettendo sul tavolo una task force contro il virus.
Alla luce di ciò si spiega anche la circolare che la Direzione generale della prevenzione sanitaria inviata il 5 gennaio a Regioni e ministeri: “Oggetto: polmonite da eziologia sconosciuta – Cina“. All’interno di quelle due pagine, a firma del direttore dell’Ufficio 5 Prevenzione delle malattie trasmissibili e profilassi internazionale, Francesco Maraglino, vengono descritti i sintomi clinici dei primi 44 casi di Wuhan: febbre, difficoltà respiratorie e lesioni invasive in tutti e due i polmoni. La circolare termina con le raccomandazioni dell’Oms, che oggi sembrano decisamente fuori luogo.
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“L’Oms raccomanda di evitare qualsiasi restrizione ai viaggi e al commercio con la Cina in base alle informazioni attualmente disponibili su questo evento“.
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