Il governatore della Lombardia Fontana parla del suo operato al Corriere della Sera e non si recrimina nulla di quello che ha fatto fino ad ora nella gestione dell’emergenza. Ammette però: “Avrei dovuto coinvolgere le opposizioni”
“Mi contesteranno di tutto, ma io sono in pace con la mia coscienza e rifarei tutte le scelte che ho dovuto fare. E ricordiamoci in quali condizioni sono state prese certe decisioni”. Non ha dubbi e ripensamenti su quello che ha fatto in questi mesi di emergenza sanitaria il governatore della Lombardia Attilio Fontana. Lo dice apertamente e senza peli sulla lingua in una intervista al Corriere della Sera.
Non pensa più a quello che è stato il presidente della Lombardia, la regione più colpita in Italia dal coronavirus, e guarda avanti perché dice che è importante pensare al futuro dopo questa epidemia. “Lo stiamo già facendo” ammette. I dati degli ultimi giorni stanno dando buone speranze e per questo “dobbiamo pensare a ripartire” il monito di Fontana che però avverte cittadini, politici e tutti coloro che credono che tutto può tornare come prima.
“Dobbiamo organizzare una nuova vita – ha spiegato il governatore – dovremo modificare molti nostri comportamenti”.
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Nella sua intervista – sfogo il governatore della Lombardia Attilio Fontana si toglie qualche sassolino dalla scarpa e afferma che nonostante le continue e pressanti accuse si dice “in pace con la coscienza”.
Certo, ha aggiunto Fontana, “mi hanno accusato di tutto: le zone rosse, le Rsa…”. Poi però ammette che se dicesse di non aver sbagliato nulla nella difficile gestione dell’emergenza sanitaria nella sua regione sarebbe “presuntuoso”. Qualcosa sarà di certo sfuggito ammette il governatore, “ma francamente non le cose che adesso mi vengono contestate”.
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E ancora, Fontana, dice di non aver mai pensato alla politica nei momenti più delicati dell’emergenza mentre si prendevano delle decisioni importanti per i cittadini e la loro salute. “Forse lo hanno fatto altri” chiosa il presidente della Lombardia.
Dice di aver ascoltato i tecnici, l’Unità di crisi, gli infettivologi, trascurando tutto il resto. Ed infine ammette: “Certo, potevo coinvolgere le opposizioni, ma in quei giorni ho trascurato persino qualche assessore pur di non rallentare il processo decisionale”.
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