Le librerie hanno riaperto perchè i libri sono ritenuti beni necessari. Tuttavia, l’Italia è un paese che legge poco e non sarà comunque semplice ripartire.
Oggi, Giornata Mondiale del Libro e della Lettura, le librerie italiane possono essere aperte in 14 regioni, oltre a una provincia autonoma.
Per arrivare a questo risultato ci sono volute campagne come quella de Il Manifesto e richieste accorate, come quella del senatore Lattanzio (M5S) che ha dichiarato, da quanto pubblicato da AgCult, riferendosi alla cultura: “è un servizio essenziale del paese anche, e soprattutto, in questa fase in cui i libri e l’intrattenimento culturale rappresentano un elemento fondamentale. La quarantena si sarebbe potuta rivelare così un fondamentale momento di avvicinamento degli italiani alla lettura, in risposta a una crisi del settore che si protrae da tempo“.
Le librerie, i libri e la cultura hanno dunque vinto anche se molto difficlmente possono assurgere a luoghi di assembramento in tempi di maggiore salute pubblica.
Infatti, in Italia si legge molto poco tant’è che l’Associazione Librai Italiani, a commento della riapertura degli esercizi, nonché della festa di oggi ha dichiarato: “In queste settimane abbiamo lavorato per dare sostegno e supporto ad una categoria già in forte sofferenza e l’apertura decisa dal governo laddove possibile è per i librai italiani un segno di speranza per una ripresa delle nostre attività che non sarà priva di ostacoli e per questo auspichiamo che quanto prima il governo metta in campo quelle misure attese da tutte le nostre imprese, creando un Fondo ad hoc con finanziamenti a fondo perduto per le librerie”.
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La sorte delle librerie italiane dal punto di vista dei francesi
Questo il contesto che ha attirato l’interesse del settimanale francese Le Point che ha pubblicato un interessante articolo intitiolato “Coronavirus: les libraires italiens à l’avant-garde du déconfinement” ovvero le librerie italiane in prima linea nella riapertura.
La Francia è uno dei paesi più interessati alla lettura in base a quanto ha verificato l’Osservatorio sulle nuove forme di consumo editoriale dell’AIE, in collaborazione con Pepe Research. Viceversa l’Italia è in fondo a questo ranking.
Secondo Le Point, che ha pubblicato un vero e proprio reportage svolto a Roma presso la libreria Altroquando, il settore faticherà molto a riprendersi. L’analisi tanto impietosa quanto realistica riguarda soprattutto le case editrici indipendenti che, in base ai dati dell’ALI, tra il 2012 e il 2017 hanno subito una diminuzione significativa: 2300 realtà in meno a causa della concorrenza senza paragoni di Amazon e in generale del commercio online.
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Chissà che la chiusura forzata non possa giovare a migliorare il posizionamento del nostro paese nella classifica dei lettori europei e al contempo le sorti delle case editrici indipendenti e non.
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