L’utilità dei tamponi. Secondo il microbiologo al centro del “modello Veneto” andrebbero fatti ai contatti dei contagiati, anche se non hanno sintomi
Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova, è tra gli esperti italiani che più hanno avuto a che fare con il coronavirus, specialmente per quanto riguarda il modello Veneto a cui sta lavorando la regione. Il 22 aprile è stato intervistato dal sito Business Insider e parlando di tamponi ha detto: “In altre regioni si pensa che il tampone serva solo a fare la diagnosi. In realtà, se arriva una persona che sta male – spiega – da sette-otto giorni, con tutta la sintomatologia canonica e il quadro radiologico, il tampone non c’è nemmeno bisogno di farlo – afferma – dovrebbero farlo invece tutte le persone con cui la persona è entrata in contatto. È, insomma, essenzialmente una questione di decisioni strategiche”.
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A cosa servono i tamponi e i test sirielogici
La Regione del Veneto, prima che arrivasse l’epidemia, è riuscita ad attrezzarsi per avere la possibilità di fare molti test. “Non si è capito che fare i tamponi, e particolarmente farli ai contatti – aggiunge Crisanti – e a quelli che potenzialmente sono entrati in contatto con la persona infetta, abbatte la trasmissione”. Riguardo ai test sierologici dice: “Non servono a nulla – continua – solo un valore epidemiologico, per capire dove il virus si è diffuso in maniera più estesa”.
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Il Veneto ha messo a disposizione i dati forniti dai tamponi provenienti da Vò, il paese in provincia di Padova, definito uno dei focolai dell’Italia.