L’attrice Desirée Noferini si racconta a YesLife ripercorrendo i momenti più salienti della sua carriera iniziata con il concorso di bellezza per poi approdare tra cinema e tv
Era il 2005 quando Desirée Noferini partecipa al concorso di bellezza più famoso dello Stivale e si classifica tra le prime 20 finaliste. Dopo Miss Italia per la giovane dai tratti orientali, si aprono le porte dalla televisione e del cinema. Un trampolino di lancio importante, non lo nasconde Desirée che l’ha aiutata a fare quello che da piccola aveva sempre amato: la recitazione.
Con Noi la bella e brava attrice, adesso in quarantena nella casa dove è nata e cresciuta insieme a tutta la sua famiglia, ha ripercorso alcuni momenti salienti della sua carriera, dagli esordi ai traguardi più importanti raccontandoci come fin da bambina è sempre stata “attratta dall’arte”. Da sempre determinata e caparbia non si è seduta affatto sugli allori ma ha studiato e si è sempre impegnata per dimostrare quello che valeva oltre la bellezza e le apparenze.
Giovane e diverse esperienze lavorative. Tutto è iniziato però con i concorsi di bellezza che ti hanno portato a Miss Italia. Cosa ricordi di quell’esperienza? La rifaresti?
Assolutamente sì! Da ragazzina seguivo ogni anno il concorso di Miss Italia ed è stato come realizzare un piccolo grande sogno. Anche se in realtà ad iscrivermi fu mia sorella Ghennet. Io non ne sapevo niente!! Se lo vivi come un gioco è un’esperienza sicuramente divertente per una ragazza di 18 anni.
Dopo Miss Italia la tua carriera è stata tutta in salita, tra cinema e tv. Questa strada l’hai cercata o è arrivata un po’ per caso? Quando hai capito che il mondo dello spettacolo era davvero la tua strada?
In realtà fin da bambina sono sempre stata attratta dall’arte. A 6 anni ho iniziato a posare per servizi fotografici e mi divertivo tantissimo a fare spot pubblicitari. Era un gioco per me, ma mi piaceva molto. Nonostante fossi una bambina un po’ introversa e con la testa fra le nuvole, di fronte alla camera riuscivo a sentirmi a mio agio e concentrata. Posso dire che Miss Italia sia stato un trampolino di lancio, perché mi ha permesso di farmi conoscere da Matteo Rovere che mi ha scelto per il suo primo lungometraggio “Un gioco da ragazze”. Fu lì che capii che quello che amavo fare era recitare.
Nel suo percorso lavorativo quanto è stata importante la bellezza?
La bellezza può aiutarti in un primo momento, perché indubbiamente le porte si aprono più facilmente. Il problema viene dopo. Se vuoi dimostrare di essere anche brava, devi lavorare il doppio. Io sinceramente ho sempre pensato a prepararmi ed impegnarmi per poter essere brava. In fondo la bellezza è qualcosa che hai in dotazione, non devi fare sforzi per averla. Tutto il resto invece te lo devi sudare, costruire, con costanza, determinazione e umiltà. Insomma, se sei bella ma non balli, resti vuota e finirai per non accettare gli anni che passano. Se invece col tempo riesci a nutrire la parte interna di te, riuscirai forse ad essere una donna felice ed appagata in futuro.
Per la tv sei stata protagonista di una delle puntate di Don Matteo. Come è stato lavorare al fianco di Terence Hill?
Ho davvero un bellissimo ricordo di quell’esperienza! Posso dire che Terence sia stato l’attore più carino che abbia conosciuto su un set. È un vero signore. Io ero molto giovane e inesperta e ho apprezzato come lui mi abbia fatta sentire a casa. Non è facile dare il meglio di sé in pochi giorni di set, entrando a far parte di una “famiglia ormai consolidata”.
Per il cinema, invece, sei stata diretta dal grande Pupi Avati. Cosa puoi raccontarci di lui? Com’è sul set?
Un giorno feci una bella chiacchierata con Pupi. Gli chiesi un po’ di consigli e gli dissi che avrei fatto carte false per girare su un suo film. Lui fu molto sincero con me. Mi disse che aveva solo una piccola parte nel film che stava preparando, però al fianco di Laura Morante e Paolo Sassanelli. Ovviamente accettai subito. Girai il primo ciak del film a Cinecittà. Ricordo che fu più lunga la chiacchierata con pupi, che quel giorno sul set. ?
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Dieci anni fa sei stata nel cast di 20 sigarette il film tratto dal libro Venti sigarette a Nassiriya di Aureliano Amadei, sopravvissuto alla strage di Nassiriya. Che ricordo hai di quell’esperienza? Come è stato calarsi in un film che non solo racconta una storia vera e di terrore puro?
Fu un film che ebbe molto successo. Ricordo i quindici minuti di applausi a Venezia, tutto il pubblico in ovazione dopo la proiezione. Fu bello condividere quelle emozioni con attori che stimo sia a livello professionale, che umano. E poi quindici minuti sono tanti eh!! Quando ti ricapita più…
Tra la fiction, il cinema e gli show televisivi quale prediligi perché ti senti a tuo agio? C’è qualche altra strada che ti piacerebbe sperimentare?
Mi piace fare un po’ di tutto. La differenza per me la fanno i personaggi e la qualità del prodotto. Per esempio negli ultimi anni ho scoperto il teatro. Prima mi spaventava moltissimo, invece ho sperimentato che l’adrenalina che ti dà il teatro non te la dà nient’altro. E poi il pubblico è lì con te, lo senti e ogni replica è diversa. Ogni volta capisci qualcosa di nuovo. Quando tutto questo sarà finito, mi piacerebbe molto tornare su un palco.
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In questi anni c’è stato un momento in cui hai pensato di non potercela fare e mollare tutto?
Sempre! Questo lavoro per me è amore e odio ed è un amore viscerale, passionale, che ti toglie il fiato. Quando c’è ti fa sentire al settimo cielo e quando non c’è senti tutta la pesantezza di quel vuoto. La verità è che anche se cerchi di mantenerti in equilibrio nelle attese, facendo workshop e allenandomi, ti senti come una che è stata mollata dal fidanzato, che è stata abbandonata. Ho reso l’idea? Sicuramente fare questo lavoro non è facile dal punto di vista del controllo delle proprie emozioni. Ci vuole un grande equilibrio nella vita privata.
Come sta affrontando questo particolare momento di emergenza sanitaria? Come trascorrono le sue giornate in casa?
Sono tornata a Bagno a Ripoli, vicino Firenze dove vivono i miei. Come tutti sono chiusa in casa, ma per fortuna qui c’è tanto verde e l’orto, i cani, le galline e le tartarughe. Io e le mie sorelle siamo tornate tutte qui. È stato un po’ come tornare bambine, quando vivevamo tutti insieme. La mia è una bellissima famiglia, sa? Sono stata molto fortunata, perché cresciuta con amore. E poi c’è il mio nipotino di 6 anni che è molto vivace e bisogna sempre inventarsi qualcosa per intrattenerlo. Poi faccio sport tutti i giorni, cucino, faccio i lavori di casa, ballo, canto, leggo, dipingo, guardo serie e faccio yoga e meditazione, che mi aiutano a mantenere la mente positiva, nonostante tutto.
Progetti futuri? Come pensa che il mondo delle arti potrà riorganizzarsi?
Questo è un tasto dolente. Mi preoccupa il fatto che nessuno parli di noi. È tutto fermo e ovviamente il nostro è un lavoro che non si può fare senza il contatto fisico. Spero vivamente che anche il nostro settore venga considerato come merita. In fondo che quarantena avremmo vissuto, senza libri, musica, film, serie tv…? Ci sono tante persone che lavorano dietro a tutto questo, ed è giusto che vengano riconosciuti i nostri diritti, come qualsiasi lavoratore.
Francesca Bloise