Virus, individuato nuovo sintomo: la scoperta è di un’Università italiana

Dei ricercatori dell’Università di Verona, hanno condotto uno studio dal quale sarebbe emerso che nei pazienti affetti da una forma aggressiva di Covid-19 il livello di emoglobina sarebbe ridotto: un ulteriore “sintomo” della patologia.

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(Getty Images)

Uno studio tutto italiano quello pubblicato sulla rivista Hematology, Transfusion e Cell Therapy. I dottori Giuseppe Lippi e Camilla Mattiuzzi dell’Università di Verona, hanno condotto una ricerca in merito a quello che potrebbe essere un’ulteriore complicazione del Covid-19 nei pazienti in cui si manifesta con maggior aggressività. Gli esperti avrebbero rilevato che il valore dell’emoglobina risulta ridotto.

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Covid-19, livello dell’emoglobina ridotto: un “sintomo” dell’aggravarsi della malattia

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LABORATORIO (Getty Images)

L’esposizione della teoria di studio condotto dai dottori Giuseppe Lippi e Camilla Mattiuzzi dell’Università di Verona si apre con una premessa che analizza le patologie critiche che colpiscono i soggetti affetti i soggetti da Covid-19, colpiti dalla forma più aggressiva.

Nel 10-15% dei pazienti infetti si registrano forme gravi di polmonite intestinale, la quale può degenerare sino a divenire una sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS). A questa può seguire poi un’insufficienza multiorgano (MOF) in grado di condurre il soggetto a morte certa.

Ciò premesso, gli esperti si soffermano sull’importanza dell’ematologia di laboratorio, definito un pilastro della medicina diagnostica in grado di fornire una visione a tuttotondo di quelli che possono essere i disturbi umani. Lo scopo dello studio, spiegano nel loro articolo i dottori Mattiuzzi e Lippi, era quello di comprendere se i valori di emoglobina possono essere o meno considerati un campanello d’allarme che indicasse un peggioramento nei pazienti affetti da Covid-19.

Le modalità dello studio

Per portare avanti lo studio, spiegano nel loro articolo rivista Hematology, Transfusion e Cell Therapy, la prima attività è stata quella di scandagliare tutte le ricerche sino ad ora condotte in merito. Dall’attività di meta-analisi è emersa “la stima della differenza media ponderata (WMD) e dell’intervallo di confidenza al 95% (IC al 95%) dei valori di emoglobina tra soggetti con o senza malattia grave”.

Sono stati rilevati ben 80 articoli in base ai criteri di ricerca degli esperti, ma 77 di loro sono stati esclusi in quanto materiale non utile. Al termine di un’ulteriore verifica, gli articoli tenuti in considerazione sono stati solo 4. In questi ultimi, tranne uno, il valore di emoglobina è risultata significativamente più bassa nei pazienti affetti da COVID-19 in forma grave.

In sintesi, dunque, i due ricercatori hanno affermato che nonostante l’eterogeneità che è stata rilevata tra gli studi disponibili, i risultati porterebbero ad una conclusione univoca e chiara. Dalla meta-analisi dei dati raccolti ben si evince come i valori di emoglobina sono di molto ridotti in pazienti affetti da una forma più aggressiva del Covid-19, rispetto ai soggetti che mostrano un’affezione più lieve

Le considerazioni finali dello studio

I dottori Giuseppe Lippi e Camilla Mattiuzzi dell’Università di Verona hanno, dunque, commentato lo studio. In primis, hanno rilevato che la valutazione iniziale ed il monitoraggio longitudinale dei valori di emoglobina sembrano esami da effettuarsi con priorità nei pazienti affetti da SARS-CoV-2. La diminuzione dell’emoglobina potrebbe significare un peggioramento della malattia. In secondo luogo, gli studiosi parlano della necessità di valutare se le attività trasfusionali abbiano un effettivo e concreto riscontro nella cura sulla malattia, ossia se possa condurre ad un miglioramento. Soprattutto per evitare che la patologia degeneri.

Plasmaterapia, la nuova frontiera nella cura contro il Covid-19

In merito all’importanza del sangue e del materiale ematico, dall’Ospedale di Mantova giungono buone notizie in merito all’impiego della plasmaterapia per curare i soggetti affetti da Covd-19.Quest’ultima è una pratica medica attraverso la quale il sangue di pazienti convalescenti viene infuso in soggetti colpiti dal virus.

I soggetti riceventi, avrebbero registrato un netto miglioramento delle proprie condizioni di salute. Ciò sarebbe possibile in quanto il sangue di soggetti guariti contiene anticorpi.

Le opinioni della comunità scientifica, tuttavia, sulla plasmaterapia sono discordanti. Non vi sarebbero, infatti, studi che condurrebbero ad una conclusione univoca circa la sua effettiva efficacia. Di norma tale terapia viene impiegata, come accaduto in passato, quando non vi è una cura o un vaccino.

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Ed è proprio per tale ragione che sta prendendo l’appellativo di “cura compassionevole“. Tale dizione indica un farmaco o una terapia che vengono utilizzati al di fuori del loro ambito di sperimentazione in pazienti affetti da malattie gravi.

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