Una studente di Farmacologia spiega come il coronavirus reagisce una volta entrato nel corpo umano. Ecco il rimedio più efficace
Una giovane studentessa di Farmacologia ha approfondito le ricerche sull’azione virulenta del Sars-Cov-2 una volta entrato nelle cellule del sistema respiratorio dell’uomo. Comprendendo un determinato meccanismo si possono selezionare dei farmaci ben specifici che contrasterebbero l’agente infettivo di cui si avvale il coronavirus. Nel suo passaggio tra le cellule vitali umane, il nemico in questione non consentirebbe all’emoglobina di trasportare ossigeno negli alveoli polmonari. La causa è una dispnea atipica che andrebbe ad aggravare le condizioni salutari nel paziente determinandone il decesso.
La conferma di questa teoria sarebbe uno dei primi passi verso spiegazioni rimaste inconcludenti agli occhi degli scienziati. Si potrebbe appurare ad esempio la verità sulle incognite che aleggiano sull’alta possibilità di infezione negli uomini piuttosto che nelle donne. Una forte inclinazione del contagio verso i pazienti diabetici piuttosto che nelle donne in gravidanza o nei bambini.
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L’importanza di assumere farmaci antimalarici: l’idrossiclorichina
L’azione di composti chimici come le porfirine distribuiscono la vitalità al virus, rendendolo partecipe al processo di trasporto dell’ossigeno nel sangue, provocando enormi difficoltà. La porfirina inoltre è la composizione per eccellenza grazie alla quale quale il coronavirus riesce a moltiplicarsi e provocare l’insofferenza delle cellule polmonari. La risposta immunitaria avviene attraverso il rilascio delle clorochine che distribuirebbero la gravità del danno a seconda del sesso e dell’età.
Studiando a fondo il comportamento del virus nelle cellule umane, si può arrivare ad una conclusione. I pazienti che hanno contratto il virus, presentando patologie piuttosto gravi possono incontrare una fase di migliormento effettivo. Questo processo avviene grazie all’idrossiclorochina. Il farmaco antimalarico facente parte della categoria degli antireumatici ha la peculiarità di legarsi stabilmente alla ferriprotoporfirina, sottraendo il substrado alle cellule del virus.
Sebbene ci fossero ancora molti dubbi riguardo l’efficacia di questo trattamento farmaceutico, i medici hanno individuato nell’idrossiclorichina l’elemento di protezione per prevenire nuove forme di contagio da coronavirus. I primi ad utilizzare il trattamento al giorno d’oggi sono medici e infermieri a stretto contatto con il paziente malato.
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Ma la notizia più sorprendente certificata da più di mille reumatologi italiani è che su un campione di 65.000 pazienti che assumono idrossiclorichina, solo 20 sono risultati positivi al coronavirus: nessun decesso o malato in terapia intensiva.