La pandemia da Covid-19 sta portando ad una frenetica crescita del fenomeno del bracconaggio: il motivo è da rinvenirsi nel lockdown ed il conseguente isolamento di alcune comunità.
La scelta assunta da parte dei Governi di imporre il lockdown è stata l’attuazione di un protocollo di emergenza per interrompere la catena dei contagi. Ed in effetti, se si considera ad esempio il caso dell’Italia, è una misura che ha condotto a positivi risultati, facendo registrare una deflessione della curva epidemica.
Ulteriore risvolto positivo è stato sicuramente il beneficio che ne ha ricavato l’ambiente. Numerose le rilevazioni che hanno dimostrato drastici cali di inquinamento data la diminuzione delle emissioni di CO2.
Una misura assai stringente che però ha acuito alcune criticità. Sempre considerando il Bel Paese, il settore economico già in crisi ha ricevuto un ulteriore aggravamento. La chiusura di tutte le attività, se non quelle ritenute essenziali, si è tramutata in un pregiudizio per taluni di rilevante entità. Spostando l’attenzione sui Paesi più poveri del Pianeta il lockdown ha foraggiato un fenomeno parimenti negativo, quello del bracconaggio. Il motivo risiede nella scarsità di risorse all’interno delle comunità rurali che non vedendo alternative si sono impiegati nella illegale pratica. Per non parlare poi del contrabbando.
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Con il lockdown, la povertà in alcune zone del Pianeta si è acuita. La difficoltà delle comunità rurali di reperire derrate alimentari e risorse è aumentata esponenzialmente. Una criticità che ha condotto alcune popolazioni a ritenere che l’unica soluzione possibile per sopravvivere possa essere quella di dedicarsi al bracconaggio ed al contrabbando illegale. A denunciarlo, riporta Focus, gli attivisti impegnati nella salvaguardia delle specie a rischio.
Un fenomeno, quello che vede la correlazione tra lockdown e bracconaggio, foraggiato dallo stop alle attività economiche. In alcune realtà, sono molte le popolazioni che per garantirsi la sopravvivenza di dedicano alla caccia di animali in via di estinzione. Ciò in quanto sarebbe con essi che condividono i propri spazi naturali. La Wildlife Conservation Society, riporta Focus, si è fatta portavoce di una protesta contro l’uccisione dell’avifauna. Quest’ultima sarebbe attuata per rivendere le carni degli uccelli sul mercato di contrabbando.
Chi opera nel settore, però, rappresenta una criticità che non può sottacersi. Riguarda l’evoluzione del territorio circostante ad alcune comunità rurali.
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