Virus, a Milano già presente dal 26 gennaio

Lo rivela uno studio sul virus condotto dalla task force sanitaria della Regione Lombardia. Il contagio ben prima del focolaio di Codogno

Coronavirus
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Il coronavirus presenta a Milano già dal 26 gennaio. È la notizia shock che circola in queste ore. Lo sottolinea il Corriere della Sera secondo cui almeno 160 persone avrebbero contratto il virus nel capoluogo lombardo e in provincia già da fine gennaio. Un mese prima dunque della scoperta del paziente 1 a Codogno, in provincia di Lodi che risale al 21 febbraio.

Questo quanto emergerebbe da un’analisi fatta dalla task-force sanitaria della Regione Lombardia che ha dettato un nuovo range di tempo secondo cui il contagio si è innescato sul territorio.

Un momento in cui in Italia era ancora tutto tranquillo e per cui i sintomi del Covid-19 sono stati scambiati per la coda dell’influenza.

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Virus, il grafico che racconta il contagio

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covid19(Getty Images)

Il Corriere della Sera parla di gennaio come un “mese oscuro”, quello in cui la catena dei contagi si è innescata ed è partita a raffica. Ma nessuno all’epoca lo aveva capito. È un grafico che analizza la “distribuzione della curva di inizio dei sintomi per i casi positivi” quello prodotto dalla task-force lombarda.

Una curva che descrive bene la corsa del virus. Inizia a salire proprio in concomitanza del 21 febbraio data clou per l’exploit del contagio nel nostro Paese. E poi cresce ancora fino ad impennarsi tra marzo e aprile.

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Il grafico è stato possibile grazie alla ricerca fatta sul territorio. Ai pazienti a cui è stato fatto il tampone e che sono risultati positivi è stato chiesto quando hanno riscontrato i primi sintomi. Da qui i tecnici della Regione Lombardia hanno ricostruito il quadro collocando come data di inizio del contagio il 26 gennaio.

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“Per tutti i pazienti certificati Covid-positivi a fine febbraio e che, nella loro memoria, collocavano l’inizio dei sintomi molto indietro nel tempo – spiega il Corriere della Sera – sarebbe stata identificata quella data come termine massimo oltre il quale non era possibile retrocedere i primi sintomi”.

 

 

 

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