A qualcuno, che scarica l’applicazione Immuni, potrebbe venire in mente di denunciare l’untore del contagio da Coronavirus.
Se per caso qualcuno scarica la applicazione Immuni e, dopo un mese, gli arriva una notifica che dice: “Lei negli ultimi quindici giorni ha avuto contatti con un paziente ora Covid positivo”, la persona potrà mettere in atto una strategia di isolamento familiare e lavorativo. C’è anche il rischio che possa cominciare a dire: “Dove sono stato infettato? E da chi?”. Cercherà prima tra i familiari poi tra i colleghi di lavoro e tra altri che ha incontrato. Se poi si ammalasse di una forma grave del virus che dura un mese e mezzo, tra decorso clinico e isolamento domiciliare, gli potrebbe venire in mente di richiedere un risarcimento. A sua volta dovrebbe, sempre tramite l’App Immuni, avvisare le persone che ha incontrato della sua infezione. A quel punto, il pensiero che anche queste persone potrebbero risalire a lui come untore gli verrebbe di sicuro. Se per caso è stato a trovare qualcuno in una residenza sanitaria protetta potrebbe essere accusato di aver provocato una strage e nel caso in cui morisse i suoi parenti potrebbero addirittura richiedere ingenti danni.
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Immuni: Si potrebbe non scaricare l’App
Quindi l’aspetto psicologico del senso di colpa e quello legale della paura di una denuncia potrebbero pesare sulla mancato download dell’App Immuni. Nell’infettato l’aggressività potrebbe manifestarsi contro la persona che gli ha cambiato la vita e portare a intentare cause legali, anche con scarse possibilità di vincere.
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Anche in questo caso corriamo il rischio, se identificati come causa, di ricevere accuse senza fondamento, anche se siamo vittima del contagio.