Il presidente del Consiglio Conte su Facebook chiede scusa per i ritardi nei pagamenti destinati ai cittadini in merito ai provvedimenti emessi dal governo. “Continueremo a pressare”
Sceglie il primo maggio il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per chiedere scusa agli italiani. Lo fa con un lungo post su Facebook in cui se da un lato celebra la Festa dei lavoratori, dall’altro chiede perdono alle tante persone che sono ancora in attesa di pagamenti e finanziamenti, misure di agevolazione stabilite dal governo che però tardano ad arrivare.
“Ci sono stati e ancora continuano alcuni ritardi nelle somme da erogare, come pure complicata si sta rivelando la partita dei finanziamenti” ha ammesso il premier. La gestione dei sostegni economici inseriti nei decreti del governo per far fronte all’emergenza coronavirus non è stata semplice e in alcuni casi ha inciampato nella burocrazia.
Ma il premier ci tiene a sottolineare che uno Stato non si è mai trovato di fronte ad “una minaccia sanitaria ed economica come questa”. Per uscirne fuori è stato necessario uno “sforzo economico pari a quello di intere manovre di bilancio – scrive Conte – realizzate nell’arco di 2 o 3 anni”.
Ma nonostante questo assicura che tutti riceveranno un sostegno da parte dello Stato ma si scusa comunque con i cittadini che sono ancora in attesa. “Chiedo scusa a nome del Governo, e vi assicuro che continueremo a pressare perché i pagamenti e i finanziamenti si completino al più presto” ha scritto Conte su Facebook.
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Le parole di Conte nel giorno del Primo maggio
“Il mondo del lavoro è messo a dura prova. Tanti vivono con ansia e preoccupazione questa emergenza, fra attività chiuse e prospettive di lavoro a rischio”. È così che il premier Giuseppe Conte inizia la sua lettera agli italiani nella giornata del primo maggio, quella dedicata ai lavoratori.
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Una giornata particolare e diversa quest’anno, nel cuore dell’emergenza sanitaria, dove molti un lavoro non ce l’hanno più. Ma un pensiero va anche a chi nella fase più difficile dell’emergenza ha lavorato in prima linea “negli ospedali, in strada o in ufficio – dice il premier – per assicurarci assistenza, soccorso, sicurezza e beni essenziali”.
Da lunedì molte cose cambiano a oltre 4 milioni di persone tornano finalmente a lavoro, spiega Conte. Tutti “potranno confidare nell’applicazione di rigidi protocolli di sicurezza, su cui saremo intransigenti”.
E poi un’ammissione, in un momento in cui Conte mostra tutta la compassione dell’essere uomo normale oltre che politico: “Ho letto alcune vostre lettere, ho provato a vestire i vostri panni e ne ho avvertito tutto il peso”.