In Italia è tempo della Fase 2 ma i rischi di una ricaduta nel limbo del virus sono alti. Ecco dove potrebbe verificarsi
L’Italia è ancora in piena emergenza coronavirus mentre la Fase 2 del contagio è in dirittura d’arrivo. Il consiglio è quello di non abbassare la guardia al fine di scongiurare un imminente pericolo di ricaduta. La Fondazione Gimbe ha analizzato la situazione di instabilità ancora in essere in gran parte della penisola. Al Nord non si è ancora pronti a svoltare e dunque con quasi cinque milioni di italiani che ritorneranno sui luoghi di lavoro il pericolo di riversamento in una condizione sanitaria disperata è dietro l’angolo.
Alcune regioni potranno ritrovarsi ad assaporare l’allarme della malattia in un brevissimo lasso di tempo. Si tratta di zone della penisola dove c’è un alto tasso di popolazione costretto alla ripartenza con il rischio di formare pericolosi assembramenti. I luoghi in questione hanno vissuto un periodo difficile, in preda alla virulenza del nemico e hanno rappresentato le sue maggiori riserve di ambientamento. L’avvio di nuovi focolai potrà dunque verificarsi in Piemonte, Lombardia, Liguria e la provincia autonoma di Trento. La concentrazione dei lavoratori e il senso di responsabilità potrebbero venir meno per l’affluenza che genereranno inconsapevolmente.
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La situazione sanitaria a pochi giorni dalla fine del lockdown
La situazione sanitaria legata all’emergenza coronavirus non prenderà boccate d’aria, anche perchè i dati derivanti dallo studio Gimbe non danno la possibilità di guardare avanti e stabilire eventuali ipotesi di contagio. A pochi giorni dalla fine del lockdown la condizione dei malati si è sopita ma resta preoccupante. Nell’ultima settimana i casi di infetti e di decessi avrebbero conosciuto un aumento significativo del 10%. La nota lieta nella politica dei malati riguarda invece il miglioramento delle loro condizioni di salute. Tra questi rientrano i ricoverati con sinotmi e i pazienti in terapia intensiva calati del 20% circa.
Secondo le stime statistiche della fondazione dovrebbe verificarsi un ulteriore decremento di pazienti ricoverati in ospedale a quattro giorni dalla fine del lockdown.
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Un progressivo rallentamento che tuttavia non ha raggiunto le previsioni stimate dalla Commissione Europea prima della ripartenza.