Una nuova malattia diventa comune nei bambini italiani. Il nesso con il coronavirus e il consiglio di un pediatra
Nel periodo di maggiore affermazione del coronavirus sono venute alla luce altre patologie, la maggior parte delle quali hanno riguardato gli anziani. Le vittime presentavano intolleranze pregresse che hanno favorito il processo di degenerazione del virus nel loro organismo. Oggi una sindrome molto comune si è manifestata nei bambini e per la quale si è ipotizzato un nuovo collegamento con il coronavirus.
Il suo nome è “Kawasaki” e riguarda i bambini. Ogni anno si verificano tra i 3.000 e i 4.000 casi come testimoniato dal dottor Villani, presidente della Società Italiana Pediatrica (Sip). Il connubio letale col coronavirus è ancora al vaglio di approfondimenti, ma la sindrome di Kawasaki è stata già riscontrata soprattutto a Bergamo, una delle province più colpite dal Covid-19.
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La diagnosi della sindrome Kawasaki consente il trattamento nei bambini entro 10 giorni. Ma attenzione se l’oggetto della terapia interessa l’iniezione di immunoglobuline, la causa di uno scatenamento feroce della sindrome. Questo è l’avvertimento del pediatra Villani per evitare il trasporto in ospedale per i bambini e correre il rischio di essere esposti ad un secondo nemico, quale il coronavirus.
La malattia Kawasaki è un nemico dei vasi sanguigni, tossici all’organismo umano che a volte sfocia in un deterioramento delle arterie coronarie. L’esposizione a forti sintomi della sindrome possono portare i bambini a sviluppare aneurismi e dunque causare un infarto fulminante nella zona del cuore.
Il medico pediatra inoltre suggerisce le sintomatologie legate alla contrazione del Kawasaki. Si tratta di spie generalizzate che inizialmente possono sembrare intolleranze da Covid-19. Tra le più comuni spie cunque abbiamo la temperatura corporea mantenuta costantemente al di sopra dei 38 gradi.
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Poi successivamente la congiuntivite, il gonfiore di mani e/o piedi, lingua arrossata e volumizzata.
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