Bonafede studia una norma che permetta ai magistrati di sorveglianza di modificare le disposizioni già prese per molti mafiosi scarcerati
La faccenda delle scarcerazioni di oltre 300 mafiosi a rischio salute a causa del coronavirus, tiene ancora banco nel Governo. Il ministro Bonafede vuole rimediare all’imprudenza, dettata dalla mancanza di esperienza, nella mancata prevenzione in vista di un emergenza sanitaria. Il ministro, o chi per lui, avrebbe dovuto pensarci ed ora si è corso per arrestare l’emorragia di mafiosi dalle carceri con tanto di decreto e sostituzione dei vertici dei magistrati di sorveglianza. Ora, al ministero di Grazia e Giustizia si studia una norma che permetta ai magistrati di sorveglianza di modificare le disposizioni già prese per molti mafiosi scarcerati. Si tenta, in sostanza, di rimetterli dentro.
Leggi anche > Scoperto il boss con il reddito di cittadinanza
Bonafede studia una norma per rimetterli in cella
Sulla vicenda è intervenuto Antonio Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia. “Quando abbiamo appreso che c’erano tante istanze, come procura abbiamo scritto al ministero e ai procuratori generali perché qualcuno si attivasse per fermare un’emorragia di questo tipo“. Sulla possibilità di studiare una norma per rimetterli in cella, il procuratore aggiunge speranzoso: “Sarebbe un’ottima soluzione trovare spiragli per far rientrare almeno i più pericolosi”. Il procuratore ricorda che chi è sotto il regime del 41-bis, non ha contatti diretti con altre persone, o detenuti.
Leggi anche > Cig, gli impiegati della Regione vogliono il bonus
Il rischio di infettarsi di coronavirus è estremamente ridotto, ecco perchè il procuratore de Raho si è detto sorpreso quando ha letto la circolare e le scarcerazioni anche di detenuti in regime di 41-bis. Intanto tra gli oltre 370 mafiosi finiti ai domiciliari c’è anche il carceriere del piccolo Giuseppe Di Matteo.