Il premier annuncia che con un protocollo di sicurezza si potrebbe pensare ad una riapertura anticipata di centri estetici, parrucchieri, ma anche dei teatri
“Ora ci sono soglie definite di allarme, possiamo studiare un’eventuale anticipazione delle aperture con differenziazioni geografiche”. Questo l’annuncio del premier Giuseppe Conte durante un’intervista al Fatto Quotidiano in cui, tra le altre cose, leva ogni dubbio su una possibile rottura nel governo. Ne è sicuro il premier che assicura che il governo arriverà a fine legislatura.
Ma sulla fase 2 e la possibile riapertura anticipata di alcuni negozi Conte spiega che “in presenza di un protocollo di sicurezza per spazi, ambienti e attività, si potrà decidere di anticipare le aperture di centri estetici, parrucchieri, ma anche teatri“.
Una possibilità non data per certa ma che rappresenta già un bagliore di speranza per alcuni esercizi commerciali che secondo il piano Dpcm del 26 dovrebbero riaprire il 1° giugno. Sull’apertura anticipata c’è infatti il pressing di alcune regioni che insistono per rimettere in moto l’economia.
Ma come sempre il presidente del Consiglio frena e cerca il massimo rigore. “Non mi lascio orientare dalle sensazioni – sottolinea Conte – o dalle immagini tv. Ma vedo che il piano ha funzionato, con un’attuazione ordinata del rientro di 4,5 milioni di lavoratori tra fabbriche e uffici”.
Buoni esiti anche dal punto di vista dei trasporti. Lo dice il premier spiegando che le regole adottate “non hanno bloccato gli spostamenti, anch’essi finora molto ordinati. Si conferma il senso di responsabilità dei cittadini, la grande attenzione al rispetto delle regole. E questo mi fa ben sperare sul fatto che la curva dell’epidemia resti sotto controllo”.
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Come ha sempre fatto nel corso dell’emergenza il premier Conte tira dritto con la cautela. Spiega che nonostante i dati incoraggianti il virus non può essere sottovalutato. “È un male invisibile quindi fare previsioni è azzardato, hanno difficoltà pure gli scienziati” puntualizza il presidente del Consiglio.
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Mai abbassare l’allerta dunque tenendo sotto controllo quelli che sono i diversi parametri che segnano l’allarme, almeno una ventina spiega Conte. “Gli indici che segnalano l’allarme e farebbero scattare una chiusura non sono collegati solo a R0, ma a una ventina di parametri: densità abitativa, test fatti, nuovi contagiati, posti disponibili negli ospedali ecc”.
E se si prospettano alcune riaperture il premier spiega che per molte altre cose bisognerà aspettare. Tra queste gli spostamenti tra regioni e la riapertura del commercio al dettaglio. Impossibile fare previsioni anche se Conte è abbastanza fiducioso in quanto “si è diffusa fra i cittadini un’educazione generale alla convivenza col virus. Anche se ci sono settori che non possiamo controllare del tutto, come gli ambiti familiari”.
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Allo stesso modo a rischio è il ritorno in fabbrica, nonostante i protocolli rigorosi adottati. “Ma stiamo facendo tutto con grande scrupolo e abbiamo un piano che ci consente – conclude il premier Conte – se le cose andassero male, di intervenire in modo mirato, geograficamente circoscritto, e non generalizzato”.
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