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Russia, cuore della pandemia europea | La denuncia degli studenti di medicina

La Russia ad oggi è il quinto Paese al mondo più colpito dal coronavirus. I giovani svelano di essere stati “costretti” dalle università a lavorare nei reparti Covid senza tutele

SEATTLE, WA – MAY 07: Health care workers in the acute care COVID unit at Harborview Medical Center walk down a hallway in their ‘covid socks’ on May 7, 2020 in Seattle, Washington. Medical staff began tucking the pant legs of their hospital scrubs in socks as a way to prevent infection from spreading during home assessment team visits but it has now become a comedic coping strategy. (Photo by Karen Ducey/Getty Images)

Anche la Russia cade sotto l’onda letale del Covid-19. Il Paese che inizialmente sembrava essere quasi immune e fuori dalla pandemia, oggi è al collasso. È considerata il nuovo epicentro del virus in Europa. Si aggiudica, inoltre, la triste medaglia di quinto Paese più colpito nel mondo.

Un’escalation di contagi quella avvenuta in Russia che vede solo nelle ultime 24 ore più di 10 mila nuove persone risultate positive al Covid-19. Sale così il numero totale delle persone contagiate, 187.859. Numeri che fanno paura, soprattutto ora che in alcune zone come l’Italia ad esempio, il virus sta cominciando ad arretrare.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, un’ondata arrivata in ritardo nell’Europa dell’Est rispetto all’area dell’Ovest. Anche se, secondo alcuni esperti, questi esiti in Russia potrebbero essere la conseguenza di quella che è stata un’iniziale sottovalutazione del fenomeno.

E proprio in questo quadro già di per sé drammatico, offuscato dai sospetti che fino ad ora non si sia detta tutta la verità, arriva anche il grido di dolore degli studenti di medicina. I giovani lamentano di essere stati usati come dei militari mandati a combattere ma senza munizioni.

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Russia, il grido dei giovani medici che lavorano nei reparti Covid

(Getty Images)

Costretti dalle loro università a prestare servizio nei reparti Covid degli ospedali senza alternativa e soprattutto senza protezioni. Questo il grido di denuncia che arriva da parte dei giovani studenti di medicina che in questi giorni raccontano il loro lavoro negli ospedali “senza tutele, protezioni adeguate e formazione”.

Lo racconta la dottoressa,36enne, Anastasia Vasilevna, fondatrice di Aljanz Vracej (alleanza dei medici) che si è fatta portavoce della categoria per denunciare, fin dall’inizio, la gravita della situazione in Russia. Tante le testimonianze degli studenti di medicina raccolte dalla dottoressa.

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Il coro unanime dai giovani racconta di nessuna garanzia e tutela per loro. Sebbene l’ordinanza del ministero parli di volontarietà da parte dei futuri medici con la possibilità di svolgere il tirocinio nei reparti Covid. Sono molti, invece, i giovani che raccontano il contrario.

Nessun diritto, né di decidere se voler andare nei reparti e né tantomeno quello di avere le prestazioni disposte dalla legge. Agli studenti è stata negata, infatti, la possibilità di risiedere negli alberghi dedicati ai medici che entrano contatto con i malati Covid. Nessuna tutela anche per i loro spostamenti. Costretti a muoversi con i mezzi pubblici e dunque ancora più esposti.

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“Quando abbiamo avuto l’incontro informativo sui tirocini – dice un giovane alla dottoressa – il prorettore ci ha informati che tutti noi eravamo destinati a quei reparti, ma chi tra noi era più a rischio, avrebbe potuto svolgere il tirocinio nelle cosiddette “zone pulite”, dove però il rischio è comunque alto”.

(Getty Images)

Le testimonianze raccontano anche di minacce di bocciature per coloro che si fossero rifiutati. Le università non forniscono i Dpi che dovrebbero essere consegnati dagli ospedali. Spesso però i dispositivi mancano per i medici, “figuriamoci per noi studenti” denunciano i giovani.

 

 

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