Silvia Romano, rapita 18 mesi fa in un villaggio del Kenya, è stata liberata in una zona a 30 chilometri da Mogadiscio. Era ancora prigioniera di Al Shabab, un gruppo terrorista somalo affiliato con Al Qaeda.
Hanno liberato Silvia Romano a 30 chilometri dalla capitale della Somalia, in una zona in condizioni estreme per le alluvioni dei giorni scorsi. Il blitz è scattato nella notte tra l’8 e il 9 maggio ad opera dell’Aise, l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna diretta dal generale Luciano Carta. La volontaria era ancora nelle mani di Al Shabab, gruppo terrorista somalo affiliato con Al Qaeda. L’operazione dell’intelligence è stato condotta con l’aiuto dei servizi turchi e somali. Silvia Romano è adesso al sicuro nel compound delle forze internazionali di Mogadiscio. La cooperante tornerà in Italia oggi alle 14 con un aereo dell’Aise. Appena rilasciata, Silvia “ha avuto un lungo colloquio telefonico con la madre e con Giuseppe Conte”. A renderlo noto sono state fonti dell’intelligence che raccontano come la giovane “sta bene ed è in ottima forma fisica. È provata ovviamente dallo stato di prigionia ma sta bene”, dice il presidente del Copasir, il comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, Raffaele Volpi.
Fonti dell’intelligence hanno spiegato che Silvia Romano ha cambiato tre covi durante la prigionia, e dopo una lunga trattativa di messaggi incrociati e richieste da parte dei sequestratori, i Servizi italiani e quelli turchi e al “collegato” somalo sono riusciti a mettere alle strette i rapitori con la richiesta di una prova che la ragazza era viva.
La trattativa è durata settimane e alla fine il gruppo di Al Shabaab avrebbe accettato di fare vedere un video agli 007 italiani con una data certa che confermava che la ragazza fosse viva. Una prova più che utile dopo le notizie di alcuni mesi dopo il sequestro da fonti della polizia del Kenya, secondo cui la volontaria, rapita il 20 novembre 2018, era morta uccisa in uno scontro a fuoco tra il gruppo che l’aveva sequestrata e una cellula di Al Shabaab. La ragazza 25enne di Milano era una cooperante in Kenya per la onlus Africa Milele delle Marche. È stata rapita nel villaggio di Chacama, a 80 chilometri circa da Nairobi. A prenderla con la forza un gruppo di uomini armati di fucili e machete. La polizia locale aveva ipotizzato una pista interna: un rapimento eseguito da alcuni criminali comuni a scopo di estorsione e anche, magari, con la possibilità che Silvia fosse venduta in Somalia ai jihadisti di al Shabaab.
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Silvia Romano sarà ascoltata dalla procura di Roma
Dalle indagini condotte dalla Procura di Roma era venuto fuori che la cooperante potesse essere stata trasferita in Somalia subito dopo il suo sequestro: il trasferimento lampo è stato organizzato da un gruppo islamista legato al Al-Shabaab, che aveva dato alla banda di criminali comuni del Kenya, gli autori materiali del sequestro, denaro e mezzi. Per chiarire i dettagli del rapimento Silvia Romano sarà ascoltata dai Pm della Procura di Roma che hanno iniziato un’indagine avendo ipotizzato lo scopo di terrorismo.
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Il colloquio con i Pm sarà fatto nel rispetto delle normative anti Covid-19, quindi sarà rispettato il distanziamento e l’utilizzo di dispositivi di protezione come le mascherine.