La Protezione civile, nella giornata di oggi lunedì 11 maggio ha diramato il bollettino in merito ai numeri dell’epidemia da Covid-19 in Italia.
Il Dipartimento della Protezione Civile ha aggiornato il bollettino sull’epidemia da Covid-19 in Italia. I soggetti attualmente positivi sono ad oggi 82.488, ossia 836 in meno rispetto a ieri, mentre i casi totali sono saliti a 219.814, con un incremento di 744. Sale ancora il numero delle persone guarite dal coronavirus: 106.587 in totale, 1.401 in più nelle ultime 24 ore. Si aggrava purtroppo il bilancio delle vittime che raggiunge i 30.739 con 179 nuovi decessi. Infine, nuovo calo dei pazienti ricoverati nelle terapie intensive: 999, 28 in meno di ieri.
Bollettino Protezione Civile: i numeri del Covid-19 in Italia nella giornata di domenica 10 maggio
Nella giornata di ieri, domenica 10 maggio, in Italia i soggetti positivi erano 83.324, con un decremento pari a –1.518 unità rispetto a sabato. I casi totali di contagio erano saliti a 219.070, con un incremento di 802. Il bilancio delle vittime era arrivato a 30.560 con 165 decessi nelle 24 ore. I guariti erano, invece, 105.186, ossia 2.155 in più di sabato. I pazienti ricoverati nelle terapie intensive degli ospedali risultavano ulteriormente diminuiti: 1.027 in totale.
PER APPROFONDIRE LEGGI QUI —> Protezione Civile, bollettino del 10 maggio: meno di mille nuovi casi
Bollettino Protezione Civile, l’aggiornamento sui numeri del Covid-19 di sabato 9 maggio
Nella giornata di sabato il Dipartimento della Protezione Civile ha diramato il bollettino relativo ai numeri dell’epidemia da Covid-19. Stando a quanto pubblicato, i soggetti positivi erano 84.842. I casi totali di contagio risultavano, invece, saliti a 218.268. Purtroppo aggravato anche il bilancio delle vittime giunto a 30.395. Positive le notizie in merito ai guariti che avevano raggiunto quota 103.031 unità.
PER APPROFONDIRE LEGGI QUI —> Aggiornamento Protezione Civile: il bollettino del 9 maggio
Il “limite” della plasmaterapia, l’unica cura al momento efficace contro il virus
Il Professor Giuseppe De Donno, primario del reparto di Pneumologia all’ospedale di Mantova, da settimane si batte per far conoscere i benefeci terapeutici dell’impiego in pazienti affetti da Covid-19 della plasmaterapia. Come spesso accade però all’interno della comunità scientifica si è aperto un dibattito. In primis quello che ha visto De Donno “contrapporsi” a Roberto Burioni. Quest’ultimo, in merito alla plasmaterapia, avrebbe dichiarato che sì è un metodo efficace ma che potrebbe veicolare altre malattie se non controllato e che sarebbe meglio l’utilizzo di siero artificiali.
Dichiarazioni che hanno scatenato l’ira del professor De Donno il quale avrebbe dichiarato, con toni molto accesi e duri, che le dichiarazioni del virologo erano inesatte e che avrebbero condotto ad un crollo delle donazioni. Un qualcosa di “inaccettabile”, considerando che al momento è l’unica cura dimostratasi efficace quella delle trasfusioni.
La redazione di Affaritaliani, che da tempo si occupa del caso, in un recente articolo avrebbe espresso il proprio parere circa il motivo per il quale nonostante i benefici della terapia, ci sia comunque qualcuno che vi remi contro. Avrebbe il “grande limite” che il plasma non può essere commercializzato o brevettato. Non è un farmaco perché si tratta di plasma donato dai pazienti ed è una cura nota da almeno cento anni.
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Virus, l’Oms si esprime sul numero dei reali infetti in Italia
Il quadro dei contagi sino ad ora fornito dalla Protezione Civile potrebbe non rispecchiare l’attuale situazione. Ciò a causa del fatto che, è ovvio, non è possibile somministrare tamponi a tutta la popolazione per non parlare poi dei soggetti asintomatici. In merito a quelle che sarebbero le stime reali si è espressa l’Oms attraverso le parole del Professor Ranieri Guerra. In Italia ci sarebbero ben 3 milioni di infetti, mentre le stime parlano di poco più di 200mila casi.
Una valutazione che, purtroppo, leggermente spegne gli entusiasmi della ripartenza.
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Virus, Vespignani: “Ci sarebbe più cautela se a morire fossero stati i giovani
Parole dure quelle di Alessandro Vespignani l’epidemiologo della Northeastern University di Boston, intervenuto a Mezz’ora in più su Rai3.
L’esperto avrebbe affermato che se i 30mila decessi italiani ricomprendessero tutte le classi d’età, se a morire fossero stati bambini, ventenni e trentenni al momento la situazione sarebbe ben diversa.
PER APPROFONDIRE LEGGI QUI —> Virus, Vespignani: “Ci sarebbe più cautela se a morire fossero stati i giovani
Ristoranti, bar e parrucchieri: il calendario delle riaperture regione per regione
Dopo l’arrivo della tanto anelata Fase 2 le Regioni hanno iniziato a compulsare il Governo per una riapertura anticipata. La prima è stata la Calabria che non si è limitata alle richieste, ma ha adottato un’ordinanza che consentiva riaperture in misura maggiore rispetto a quella espressa dal Governo. A seguire la provincia autonoma di Bolzano.
Adesso sarebbero tutte le Regioni a chiedere anticipazioni. Sul punto è intervenuto il Ministro Boccia parlando, appunto di differenziazione territoriale.
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