La plasmaterapia, unica cura la momento efficace contro il coronavirus, avrebbe ironicamente, secondo alcuni un “grande limite”: quello di non essere commercializzabile. Sarebbe, dunque, la circostanza per cui molti vi remano contro.
Ormai da settimane al centro dell’attenzione mediatica vi è la plasmaterapia, quella che al momento sembrerebbe essere la cura più efficace contro il coronavirus. E forse, purtroppo, non tanto per i suoi benefici, quanto per la querelle tra il professor Giuseppe De Donno, primario di Pneumologia del Carlo Poma di Mantova, ed il resto della comunità scientifica italiana. A meglio chiarire, il dottor De Donno sin dall’inizio dell’impiego di questa terapia ne avrebbe reso noti i benefici, senza però ricevere alcun feedback positivo. È egli stesso a dichiarare che veniva contattato da altre Nazioni che volevano maggiori dettagli circa l’impiego di trasfusioni con plasma iperimmune, e non dalle Istituzioni italiane.
Le circostanze che hanno trascinato il professore all’interno della bufera mediatica sono state attentamente seguite dalla redazione di Affaritaliani che esprime il proprio parere circa tanta ostilità nei confronti della cura.
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Il Professor Giuseppe De Donno è da settimane che si batte per far conoscere i benefeci terapeutici dell’impiego in pazienti affetti da Covid-19 della plasmaterapia. Dichiarazioni, post tramite i social, che hanno alzato l’attenzione dei media nei suoi confronti i quali hanno iniziato ad interrogarsi sulle potenzialità di questa terapia.
Come spesso accade però all’interno della comunità scientifica si è aperto un dibattito. In primis quello che ha visto De Donno “contrapporsi” a Roberto Burioni. Quest’ultimo, in merito alla plasmaterapia, avrebbe dichiarato che sì è un metodo efficace ma che potrebbe veicolare altre malattie se non controllato e che sarebbe meglio l’utilizzo di siero artificiali.
Dichiarazioni che hanno scatenato l’ira del professor De Donno il quale avrebbe dichiarato, con toni molto accesi e duri, che le dichiarazioni del virologo erano inesatte e che avrebbero condotto ad un crollo delle donazioni. Un qualcosa di “inaccettabile”, considerando che al momento è l’unica cura dimostratasi efficace quella delle trasfusioni.
La redazione di Affaritaliani, che da tempo si occupa del caso, in un recente articolo avrebbe espresso il proprio parere circa il motivo per il quale nonostante i benefici della terapia, ci sia comunque qualcuno che vi remi contro. Avrebbe il “grande limite” che il plasma non può essere commercializzato o brevettato. Non è un farmaco perché si tratta di plasma donato dai pazienti ed è una cura nota da almeno cento anni.
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Nel tempo è stata impiegata ogniqualvolta nessun’altra terapia è risultata efficace.
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