Il critico d’arte su Facebook scrive il motivo per il quale secondo il suo pensiero Silvia Romano, tornata in Italia ieri dopo 18 mesi di prigionia andrebbe posta sotto fermo. L’indignazione del web
“Silvia Romano va arrestata”, così Vittorio Sgarbi ha scritto in un suo post su Facebook in seguito alla liberazione della giovane cooperante italiana rapita nel 2018 in Kenia e arrivata ieri pomeriggio a Ciampino.
La giovane dopo 18 mesi di prigionia ieri ha riabbracciato i suoi genitori e alla stampa ha fatto pochissime dichiarazioni. Una su tutte però è balzata agli occhi di tutti: la sua conversione all’Islam avvenuta nel periodo del suo sequestro. E proprio per via di questa affermazione il critico d’arte si è scagliato contro Silvia Romano.
Il suo post ha fatto parecchio indignare e discutere. Lo sappiamo Sgarbi non è nuovo alle provocazioni. Tantissimi sono stati i commenti sotto al post di Sgarbi tra chi non condivide affatto il suo pensiero facendo riferimento alla libertà religiosa prevista dalla nostra Costituzione e chi, invece, polemizza sulla cifra del riscatto pagato.
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Sgarbi su Silvia Romano: “Concorso esterno in associazione terroristica”
“Se mafia e terrorismo sono analoghi e rappresentano la guerra allo Stato, e se Silvia Romano è radicalmente convertita all’Islam, va arrestata (in Italia è comunque agli arresti domiciliari) per concorso esterno in associazione terroristica. O si pente o è complice dei terroristi”. Così Vittorio Sgarbi ha continuato nel suo post spiegando i motivi secondo i quali per lui la giovane andrebbe arrestata.
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Insieme alla sentenza di Sgarbi non sono mancate le critiche, i pregiudizi ed i pettegolezzi intorno alla giovane milanese. La giovane scesa dall’aereo dell’intellingence era coperta da capo a piedi con uno dei vestiti tipici di Kenia e Somalia. Su di lei subito i paroloni di tastiera. Si è parlato di Silvia Romano come incinta, sulla cifra del riscatto e anche sui meriti o meno dei servizi italiani.
Dal primo interrogatorio della giovane cooperante arrivano subito le prime smentite. “Non c’è stato alcun matrimonio né relazione, solo rispetto – ha spiegato Silvia ai pm – Mi sono spostata con più di un carceriere in almeno quattro covi, che erano all’interno di appartamenti nei villaggi”.
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E poi ancora Silvia ha detto dei suoi carcerieri: “Loro erano armati ed a volto coperto, ma sono sempre stata trattata bene ed ero libera di muovermi all’interno dei covi, che erano comunque sorvegliati”.