L’epidemiologo Fulvio Zorzut ha parlato delle ormai tanto discusse analogie fra la pandemia da Spagnola del 1918 e l’attuale da Coronavirus: nello specifico in ordine a quello che potrebbe essere l’andamento del contagio e la possibilità di una seconda ondata.
È da tempo ormai che la pandemia da nuovo coronavirus viene accostata a quella che fu l’ondata di influenza Spagnola del 1918. Un raffronto effettuato soprattutto per carpirne le analogie e cercare di prevedere quello che potrebbe accadere oggi in base a ciò che si verificò allora.
A parlare del raffronto l’epidemiologo Fulvio Zorzut, il cui intervento è stato pubblicato dalla redazione di FriuliSera. Il noto medico è giunto alla conclusione che le due pandemie, solo perché accomunate da tale appellativo, non possono essere paragonate. DI talchè è impossibile prevedere per il Coronavirus una seconda ondata come accadde per la Spagnola.
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Spagnola e coronavirus, possibilità di una seconda ondata: parla l’epidemiologo Fulvio Zorzut
È l’epidemiologo Fulvio Zorzut a fare finalmente chiarezza in merito al raffronto tra Spagnola e Coronavirus. Attraverso un suo intervento pubblicato dalla redazione di FriuliSera, il dottore spiega in primo luogo cos’è che colpì il mondo nel 1918.
La Spagnola fu una pandemia influenzale che uccise milioni di persone in ogni angolo della Terra, ed aggrediva maggiormente i soggetti giovani adulti senza alcuna patologia pregressa. Il virus attivava nei loro sistemi immunitari un incremento di citochine, spiega Zorzut, che causavano polmoniti ed emorragie.
Considerati gli anni, non bisogna dimenticare che il Pianeta era stretto dalla morsa del Primo conflitto mondiale. Pertanto l’unico paese senza censura che rese effettivamente notizie circa il virus fu la Spagna, da qui il nome all’influenza e non perché sia sorto nel Paese iberico. La sua diffusione fu capillare nonostante il trasporto aereo non fosse ancora affermato, e ciò avvenne tramite le navi e le truppe, tramite gli spostamenti in treno. Di Spagnola si subirono ben 3 ondate, riferisce l’epidemiologo Zorzut, e di queste la seconda fu distruggente.
La letalità di questo virus spinse gli esperti dell’epoca a credere che non potesse trattarsi di una mera influenza derivante dalla famiglia dei Mixovirus. Una circostanza, però, poi confermata nel 1998 quando alcuni corpi di soldati rimasti ibernati in Norvegia vennero riesumati per essere sottoposti ad esami specifici. Dalle analisi, afferma Zorzut, effettuate a Toronto emerse proprio che l’ecatombe era stata causata dall’ A H1N1 appartenente alla famiglia di Mixovirus, ossia gli autori delle influenze stagionali.
Le differenze con il coronavirus: le due epidemia non sono paragonabili
Proprio da tale ultima considerazione inizia il raffronto tra Spagnola e Covid-19. Innanzitutto appartengono a due famiglie diverse, rispettivamente Mixovirus e Coronavirus. Quanto ai primi, questi mutano annualmente cosa che non accade nei secondi.
Il virus della Spagnola colpiva i giovani sani, con età al di sotto dei 40 anni mentre il Covid -19 è maggiormente aggressivo vero gli over 65 anni.
Ben a mente, afferma Zorzut stando a quanto riportato da FriuliSera, bisogna tenere anche i contesi in cui si sono sviluppate le epidemie. La Spagnola si diffuse durante la Guerra, quando la popolazione era altamente indebolita ed in più, a causa della censura, non circolavano informazioni.
Ora tramite internet ed i mass media, invece, e soprattutto grazie alle nuove scienze è possibile fornire risposte più celeri e certe rispetto ai primi anni del ‘900. In conclusione, afferma Zorzut, non si possono paragonare le due pandemie.
Le conseguenze e la possibile seconda ondata
Da ciò ne consegue che parlando di coronavirus non è possibile parlare di una recrudescenza, di una seconda ondata in sostanza, come per la Spagnola. Ciò in quanto non vi sarebbe elemento alcuno che porterebbe, afferma Zorzut, a parlare di cadenze annuali o semestrali dell’epidemia. Sul punto l’epidemiologo è chiaro: il fatto che entrambe vengono identificate come pandemie non ne giustifica similitudini di sorta. Mixovirus e Coronavirus hanno incidenze differenti.
Ad essere supponibile, dice Zorzut stando a quanto riporta la redazione di FriuliSera, è una “ripresa entro fine maggio 2020” e non una seconda ondata. Perché, riferisce l’epidemiologo, se nel corso di questa Fase 2 non verranno rispettate le norme di prevenzione, prima fra tutte il distanziamento sociale, ed il monitoraggio costante della curva epidemica si potrebbe reinnescare la catena di contagi.
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Bisognerà, ad avviso dell’epidemiologo Zorzut prestare massima attenzione all’R0 il cosiddetto indice di contagiosità che al momento pare in tutta Italia sotto l’1.
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