Silvia Romano torna in Italia tra minacce e insulti. La giovane liberata dopo un anno e mezzo di prigionia è stata massacrata da commenti offensivi
Molti hanno pensato e sperato che in questi due mesi di lockdown la malvagità e la cattiveria delle persone potesse scomparire e trasformarsi in solidarietà. Inizialmente tutti abbiamo creduto che potesse realmente succedere una cosa del genere, ma come abbiamo potuto constatare in questi ultimi giorni, è stata soltanto un’illusione. La conferma è arrivata dopo la liberazione di Silvia Romano, la giovane italiana liberata dopo un anno e mezzo di prigionia in Kenya. Molti non hanno fatto altro che insultarla con minacce e commenti negativi.
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Silvia Romano, aperta l’indagine
Alberto Nobili, responsabile dell’Antiterrorismo ha aperto un’indagine dopo gli ennesimi insulti. L’ipotesi, contro ignoti, è di minacce aggravate. Molti hanno dubbi riguardo la conversione all’Islam della ragazza, alcuni riguardo al suo volto apparentemente sereno al rientro in Italia, altri mettono in discussione le modalità di pagamento del riscatto per la liberazione. “Tanti di noi, stufi di dover pagare i riscatti, specie di questi tempi. Salvare una vita, meritevole, per metterne a rischio molte altre?”, è la frase scritta su un volantino apparso sulla vetrata posteriore di un’edicola, poco distante dall’abitazione della giovane cooperante. Sul foglio si criticava il fatto di “subire le ingerenze politiche delle Ong che mettono a rischio i nostri pur lodevoli connazionali”, sostenendo la necessità di “far pagare alle Ong o chi per esse le loro superficialità”. “Buonismo, perbenismo e politicamente corretto – era la conclusione – non equivalgono a solidarietà. Tutt’altro”.
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Per la ragazza, rapita per 500 giorni in un villaggio in Kenya, non mancano però anche molti messaggi di solidarietà e felicità per la sua liberazione e rientro in Italia. Finalmente potrà godersi la sua famiglia, i suoi amici e la sua vita da 25enne.