Andrea Billi, geologo e dirigente del Cnr di Roma ha rilasciato delle dichiarazioni a proposito del terremoto di ieri alle 5:03 avvertito a Roma.
“Sul database dell’INGV non ci sono altre registrazioni di altre scosse dopo le 5:03 di ieri. Alcune scosse di minima energia possono esserci. È stato un piccolo terremoto di magnitudo 3.3: ogni anno ce ne sono centinaia in Italia. Solo che è stato molto avvertito perché in una zona densamente abitata. Il terremoto ha origine tettonica, ovvero dei movimenti della crosta terrestre, simile a quelli del 2016 ad Amatrice a Norcia, ma che furono di entità maggiore. La profondità, che in questo caso è di circa 10 km nel sottosuolo, determina che sia avvertita dalla popolazione indistintamente. Anche se in casi di terremoti lievi, la misura può essere errata e corretta poi successivamente. Comunque, fino a 10 km (profondità debole), le onde sismiche sono avvertite di più”.
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Non è da escludere un terremoto più forte a Roma
“Le onde sismiche sono amplificate nelle aree fluviali – continua Andrea Billi -. E Roma ha due fiumi, Tevere ed Aniene: quindi le case poggiano su sedimenti soffici fluviali e nelle aree vallive. Quando le onde impattano contro queste rocce che sono più morbide, rallentano all’improvviso e si sommano l’una con l’altra, per cui il movimento è lento, ma più ampio. Non si può escludere che a Roma ci possa essere un terremoto di forte intensità. Nel passato la capitale ha risentito di scosse nelle zone limitrofe, quella vulcanica dei Colli Albani e a nord dell’appennino reatino. Il più dannoso fu nel 1349, nell’appennino centro-meridionale: lo scrittore Francesco Petrarca venne per il Giubileo e descrisse una città molto danneggiata”.
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“Varrebbe la pena – conclude il geologo del Cnr – controllare il livello di anti-sismicità del proprio palazzo perché potrebbe avere un forte impatto sugli edifici”.