Con l’avvento della Fase 2 già si possono tracciare le categorie maggiormente esposte alla contrazione della malattia da Covid-19
Ora che la Fase 2 è realtà e la vita quotidiana si appresta a tornare alla normalità, alcuni scienziati ci spiegano come il Covid-19 sia più vulnerabile in determinate categorie di pazienti. Prima di tutto gli anziani, poi i pazienti con un tumore appena sviluppato, casi di persone con cartelle cliniche oncologiche già compromesse e persone ipertese. Queste sono le maggiori categorie di pazienti più esposti alla contrazione della malattia e allo sviluppo di forme più violente del Covid-19.
La “macchia” della vulnerabilità al Covid-19 dipende da parametri analitici che possono presentarsi anche nei pazienti sani. Ecco perchè non siamo tutti uguali di fronte al nemico. Tra le misure più comuni e più esposte c’è chi presenta un basso numero di linfociti nel sangue e/o altri valori in aumento per contrastare un’infiammazione.
Il sistema di rilascio delle citochine nel sistema immunitario di queste categorie di pazienti ha altissime probabilità di manifestarsi in modalità super accelerata. Inevitabile dunque il decesso anticipato. Questo è il risultato di uno studio condotto per ben due mesi sul campo medico e scientifico. Traguardo che ha il sapore di raccomandazione per la Fase 2.
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Un aiuto per le categorie esposte al Covid-19
Sulla base di queste ricerche scientifiche sarà indispensabile scongiurare l’infezione prima del ricovero ospedaliero. Quindi il consiglio degli esperti è quello di tracciare uno screening che porta il paziente a gestire la patologia a domicilio in maniera tempestiva e ridurre così la mortalità.
La raccomandazione degli esperti dunque si traduce nell’evitare di commettere errori del passato e non generalizzare una situazione febbrile in queste categorie di persone.
Per avere un maggiore controllo, nonchè un’efficienza maggiore nel gestire una situazione che potrebbe rivelarsi irrecuperabile è fondamentale tener presente una condizione. Sarà necessario un forte legame di intesa tra gli ospedali e i medici curanti.
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Conoscendo la situazione dei propri pazienti, l’aiuto del medico di base potrebbe rivelarsi determinante non solo a livello segnaletico ma anche prescrivendo farmaci innovativi di prevenzione già presenti sul mercato.