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Rischio di una seconda ondata dell’epidemia: il parere dell’esperto

In un’intervista a La Nazione, il professor Bruno Frediani ha parlato dell’attuale situazione in Italia legata all’emergenza coronavirus e di una possibile seconda ondata dell’epidemia.

(Getty Images)

Si attendono le nuove disposizioni del Governo in vista del prossimo 18 maggio quando potrebbero essere ulteriormente allentate le misure di contenimento. Intanto prosegue la decrescita della curva del contagio che da giorni vede il calo dei soggetti attualmente positivi nel nostro Paese. In merito, intervistato da La Nazione, ha parlato il professor Bruno Frediani, responsabile area Covid alle Scotte di Siena e direttore del Dipartimento di Scienze Mediche.

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Segni del virus e possibile seconda ondata dell’epidemia: parla il professor Bruno Frediani

(Getty Images)

Non ci sono prove che il coronavirus stia perdendo capacità di infettare e neppure che abbia effetti minori. È il numero dei casi che sta diminuendo e con esso cala anche la possibilità di imbattersi in gravi situazioni“. Inizia così l’intervista a La Nazione del professor Bruno Frediani, responsabile dell’area Covid del Policlinico Le Scotte di Siena. Frediani parlando della situazione che sta vivendo in questo momento l’Italia ha spiegato che il minor numero di casi è dovuto alla riduzione dei contatti e al fatto che la gente ha imparato a proteggersi. Per il direttore del Dipartimento di Scienze Mediche, le misure adottate stanno funzionando, ma questo non può assolutamente voler dire che i cittadini potranno andare al mare senza l’utilizzo delle dovute precauzioni.

Parallelamente all’inizio della Fase 2 per quanto riguarda le riaperture sociali, come spiega Frediani, anche a livello sanitario è iniziata una nuova fase, ossia quella di studio degli effetti lasciati dal virus nei pazienti. “Il virus lascia dei segni? Pare di si – spiega il responsabile dell’area Covid senese- soprattutto se i sintomi sono stati evidenti e importanti. Prevediamo il richiamo dei pazienti che hanno contratto il virus per controlli a un mese o 40 giorni dalle dimissioni dall’ospedale per effettuare controlli respiratori e infettivi, dosaggio del sangue“.

Per quanto riguarda la plasmaterapia, il professor Frediani ha affermato che non è stata ancora avviata a Siena la sperimentazione, ma è in corso un altro tipo di sperimentazione che prevede in una prima fase “la filtrazione del plasma da cui vengono isolati e concentrati gli anticorpi“.

Infine Frediani ha risposto alla domanda su un eventuale seconda ondata del virus: “È necessario –riporta La Nazioneattendere almeno un mese. Quando le maglie si saranno allentate, avremo la misura della possibile seconda ondata“. A fine giugno, secondo il professore, si potranno capire nuove circostanze, in primis se gli anticorpi sviluppati sono protettivi. Molto utile sarebbe, ad avviso di Frediani, una mappatura della popolazione divenuta immune, dato che si parla di 6 milioni di italiani che potrebbe aver contratto il virus anche senza sintomi.

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Frediani ha concluso affermando: “L’eventualità di una diffusione così elevata potrebbe far tornare il coronavirus, ma in una forma influenzale, da cui però si distingue per l’impatto pesante che ha su determinati organi“.

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