La compagnia proprietaria dell’elicottero schiantatosi lo scorso 26 gennaio a bordo del quale viaggiavano Kobe Bryant, la figlia ed altre 7 persone, difende strenuamente la propria posizione: la morte dei passeggeri non sarebbe a lei addebitabile.
Era il 26 gennaio quando i media di tutto il pianeta annunciarono la prematura scomparsa del campione della Nba Kobe Bryant, della figlia Gianna e di altre sette persone. Erano tutti a bordo di un elicottero mai giunto a destinazione; il velivolo si schiantò, infatti, sulle colline di Los Angeles prima di atterrare
Un incidente le cui cause e responsabilità sono adesso al vaglio dei giudici. Vanessa Bryant, moglie e madre rispettivamente di Kobe e Gianna, ha infatti citato in giudizio la compagnia proprietaria dell’elicottero affinchè venga fatta chiarezza e le venga riconosciuto un risarcimento per il danno patito.
La società però si difende ed attacca a sua volta l’ex campione della Nba.
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Nella serrata battaglia legale tra Vanessa Bryant e la compagnia proprietaria dell’elicottero non mancano colpi di scena. L’ultimo sarebbe quello relativo alle dichiarazioni in giudizio della società la quale avrebbe addebitato a Kobe Bryant ed alla figlia le “colpe” di quanto accaduto.
A loro dire, infatti, il campione era ben consapevole del rischio che stava correndo, nonostante tutto avrebbe comunque deciso di salire a bordo dell’elicottero. La compagnia, stando a quanto riporta la redazione di Sport Mediaset avrebbe affermato che “tutte le lesioni o i danni patiti dai querelanti o dai deceduti è stato causato direttamente dalla negligenza di loro stessi, che erano ben consapevoli dei rischi a cui andavano incontro e li hanno accettati spontaneamente“. In sostanza la società si sgrava via di dosso ogni responsabilità e punta il dito contro Bryant, spostando da sotto la luce dei riflettori quello che era il suo pilota Ara George Zobayan.
A determinare l’incidente fu la scarsa visibilità a causa della nebbia che quel giorno imperava sulle colline di Los Angeles. Il meteo avverso avrebbe, dunque, condotto alla morte il campione, sua figlia ed altre 7 persone compreso il pilota.
Il legali della compagnia proprietaria dell’elicottero schiantatosi, proseguono affermando che Kobe Bryant e Gianna erano consapevoli della realtà dei fatti. Avrebbero affrontato, riporta Sport Mediaset citando i legali, un rischio evidente e conosciuto. Si “sono volontariamente assunti il pericolo e ciò rende improcedibile la domanda per l’ottenimento di un risarcimento dei danni“.
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Stessa posizione è stata assunta dall’avvocato del fratello del pilota, il quale declina ogni responsabilità del congiunto in ordine ad una diretta causazione dell’evento e respingendo, quindi, la richiesta di risarcimento del danno avanzata dalla famiglia Bryant.
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