Il professor Zangrillo spiega che di certo il virus ha perso la sua forza iniziale e molte meno sono le vittime. Questo deve spingere a regole e divieti meno stringenti altrimenti il Paese si impoverisce
Il professor Alberto Zangrillo, primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Generale e Cardio-Toraco-Vascolare e Referente Direzionale Aree Cliniche dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano tira le somme sull’emergenza sanitaria in Italia. Analizza lo stato delle cose ed invocando sempre massima prudenza tira dritto nel dire che la parola d’ordine nel corso della Fase 2 è quella del buon senso. Ma non solo, analizza tutte le regole messe in campo per questa seconda fase e non nasconde che siano troppe ed eccessive le restrizioni.
Lo dice chiaramente Zangrillo, se si continua di questo passo l’Italia muore. “Se continuiamo a dire che in spiaggia dobbiamo essere distanziati di tot metri, al ristorante stare lontani tot centimetri, sa che succede? Succede che nessuno va più in spiaggia, nessuno andrà più al ristorante, in albergo o nei musei” incalza lo studioso. Egli è convinto, infatti, che le norme che tendono a disgregare le “forme di aggregazione richiedono buon senso”.
Una scelta importante che porta altrimenti ad uno scenario che fa paura. “L’Italia muore – dice Zangrillo senza mezzi termini – Se ci attacchiamo al millimetro per disincentivare la gente impoveriamo l’Italia, e presto i nostri bambini, che già non vanno più a scuola, andranno in giro a chiedere l’elemosina”.
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Non nasconde la sua preoccupazione il professor Zangrillo per la fase di stallo che l’Italia sta vivendo. E confida di aver parlato e condiviso questa sua paura con il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano. Diversi gli interrogativi posti sul banco delle incertezze. Primo tra tutti il caso delle mascherine, prima proposte a 50 centesimi e poi le notizie che siano nascoste nei depositi. “Ma con chi pensano di avere a che fare? – incalza lo studioso – Gli italiani hanno dimostrato presenza d’animo, non meritano di essere presi in giro, comunque li si valutino”.
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Ma nonostante queste importanti considerazioni, anche un po’ fuori dal coro, Zangrillo ribadisce la necessità e l’attenzione di rispettare le regole, essenziali per la frenata del virus, ma solo con un po’ di buon senso. Del resto il coronavirus è certamente mutato e c’è un dato inconfutabile che lo dimostra. Lo dice a chiare lettere lo studioso: “dal 21 aprile tutti i nuovi ricoverati per infezione da Covid-19 al San Raffaele sono ancora vivi” ha spiegato.
Ecco perché un atteggiamento più distensivo non è da escludere per Zangrillo senza però appellarsi al “liberi tutti”. “Noi diciamo di rispettare le procedure. Ma abbiamo anche individuato con precisione la fetta di popolazione più esposta a manifestare la forma grave” precisa.
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Cosa fare dunque per la fase 2? Curare meglio e più velocemente secondo il professore, “con una triangolazione domiciliare tra medici di famiglia, ospedale e territorio”.
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