Stefano Tiozzo, il travel photographer di Torino ha risposto alle nostre 10 domande e ci ha raccontato come è cambiata la sua vita
È giovane e brillante, Stefano Tiozzo, pieno di energia ma con i piedi per terra. Ben 80 mila followers che lo seguono su Instagram nei suoi viaggi attraverso il mondo e che ascoltano appassionatamente le sue storie tra foto e video.
Ma nonostante questo non ama correre con la mente e immaginare chissà cosa. Per lui è essenziale vivere nel presente perché in fin dei conti fare delle pianificazioni serve poco o nulla. Il motivo? Quando meno te lo aspetti la vita arriva a scompigliare tutto e “quello che ti succede è sempre tutt’altro”. Proprio come gli è successo in questi mesi, rimasto bloccato in Italia a causa dell’emergenza sanitaria, lontano da sua moglie e dalla patria adottiva, la Russia.
Questo e molto altro ci ha raccontato Stefano, travel photographer che, nella sua vita, ha deciso di seguire due delle sue più grandi passioni: il viaggio e il raccontare storie, per farne un lavoro, nonostante Stefano un lavoro ce lo avesse già.
Sì perché a 32 anni, Stefano ha deciso di abbandonare la professione medica e la carriera da dentista che aveva seguito per circa nove anni, per dedicarsi a tempo pieno alla fotografia, al viaggio e alla realizzazione di documentari. Prima si è fatto conoscere grazie al suo canale Youtube, dove oggi i suoi documentari collezionano centinaia di migliaia di visualizzazioni. E poi ha fatto il salto di qualità. Ha lavorato infatti anche per grandi marchi del Made in Italy e ha portato i suoi video sulla tv e la stampa nazionale.
Insieme a lui, nella nostra intervista, abbiamo ripercorso alcune tappe fondamentali della sua vita.
Ciao Stefano, oggi sei un travel photographer di successo con oltre 80 mila followers che ti seguono sui social, ma partiamo dall’inizio quando ti hanno regalato la tua prima reflex. Come ti sei appassionato alla fotografia e come è iniziato questo tuo viaggio tra foto e video?
Tutta la vita è un costante cambiamento e in alcuni momenti sembra più evidente, magari perché ti regalano una macchina fotografica e arrivi a pensare che quello è il momento in cui sono cambiate le cose. In realtà la fotografia mi piaceva già prima. Questa passione era nata durante gli anni all’università perché facevo le foto per documentare i casi di studio. Avevo una macchinetta fotografica che mi portavo in giro, facevo qualche foto, venivano bene, mi piaceva e per questo mi sono detto “con la laurea proviamo a fare un passo in più con una reflex”. Avendo poi una prima indipendenza economica grazie al lavoro ho iniziato a viaggiare un po’ di più e la passione per i viaggi e la fotografia sono cresciute ed esplose insieme.
Quando hai capito davvero che questa era la tua strada e che era arrivato il momento di abbandonare trapano e pinze da dentista e che il travel photographer sarebbe potuto diventare il lavoro della tua vita?
Il primo momento in cui l’ho sperato è stata la prima volta in cui ho visto l’aurora boreale nel 2012. Per la prima volta ho sentito una sorta di voce da dentro che mi diceva che volevo fare proprio quello nella vita ma non si poteva per tanti motivi. Così ho continuato sulla strada lungo la quale ho fatto crescere questa passione. Poi sono arrivati dei momenti decisamente più impattanti nel 2016 quando avevo iniziato a fare i miei primi video e avevo una minuscola popolarità su internet e nel mondo dei viaggi. Lì iniziarono a crearsi piano piano delle condizioni che potevano rendere possibile il cambiamento della mia strada. Poi ci sono stati diversi eventi nel 2016 di cui ho parlato nel dettaglio nel mio libro che mi hanno portato a prendere questa decisione.
Da allora ad oggi come è cambiata la tua vita e cosa significa per te fare il travel photographer?
La vita è stata completamente stravolta, non c’è un singolo aspetto della mia vita che sia rimasto uguale a prima. Sono sempre in giro, sempre con la valigia pronta se poi si aggiunge che mi sono sposato con una donna russa e sono andato a vivere a Mosca. Tutto è stato stravolto in positivo e sono molto contento di questo stravolgimento. Cosa significa fare questo lavoro? Molti fanno lo sbaglio di collegare questo percorso ad una scelta personale seguendo la propria passione. Per me significa tutt’altro. Io ho fatto questa scelta con l’idea di mettermi al servizio delle persone che seguivano il mio lavoro, essere una sorta di testimone del mondo ai loro occhi, condividere messaggi positivi, fare qualcosa che potesse arricchire la vita delle persone che guardano i miei video e le mie foto e che leggono le mie storie. Per me significa usare il viaggio come strumento per rendere il mondo migliore.
Cosa significa per te raccontare storie?
Una storia cambia sfumature in base a chi la racconta per cui la si racconta dal proprio punto di vista. Ci metti del tuo, il tuo modo di vedere il mondo, il tuo lessico, il tuo modo di approcciarsi alla vita. Raccontare una storia è anche una condivisione molto intima. Chi apprezza questo modo di raccontare si nutre anche di questo e non solo della storia che si racconta.
Come si strutturano i tuoi viaggi fotografici? Chi solitamente ti accompagna?
Un viaggio fotografico dal punto di vista organizzativo non è diverso da un qualunque viaggio di gruppo. La differenza sta nell’impostazione a monte. Io faccio in modo di organizzare con il tour operator di riferimento, a seconda della destinazione, l’itinerario in maniera tale da vedere i posti più scenografici e più belli da fotografare, ammirandoli nell’orario giusto del giorno. Non sono viaggi riservati ai fotografi ma pensati per tutti. Chi fa la fotografia apprezza di essere sempre nelle condizioni migliori per fare una foto e chi non fa le foto si pone nelle condizioni buone, le migliori, per vedere un posto. Tante volte i non fotografi si godono il posto e il momento di più perché non hanno da pensare alla fotografia. Ci prendiamo il tempo necessario per fare le foto, non è un turismo mordi e fuggi. Ci si gode il posto e lo si vive al 100% e questa è una cosa in cui credo molto.
Qual è il posto che più di tutti porti nel cuore?
Sicuramente il Nord Europa è parte integrante della mia storia, tutti i cambiamenti della mia vita sono passati dal Grande Nord ed è un posto che per l’aurora boreale e per l’emozione che mi danno certi paesaggi è legato a tripla mandata a me e alla mia storia. Oltre a questo, c’è un’altra regione che mi piace moltissimo che è il Sud America e il Giappone, un Paese che più passa il tempo e più me ne innamoro.
Tra i tuoi progetti anche quello di SEVA project. Perché hai scelto di farlo?
È un progetto con una serie di documentari a tema viaggio e ambientale che aiutano a fare qualcosa di concreto. Sono dei documentari di altissima qualità che vendiamo su internet e con il ricavato finanziamo progetti di riforestazione. Ci aiuta a piantare alberi, in questo momento ne abbiamo piantati 2300. È da considerare anche l’utilità che questi alberi hanno per le persone che vi sono vicino in zone come il Madagascar, nel sud del mondo, ai margini della foresta pluviale. Tra i documentari quello dell’Islanda ed i cambiamenti climatici con la fusione dei ghiacci e tutti i segnali che mostrano come la natura sta cambiando in seguito al riscaldamento globale. SEVA project ha una duplice funzione: da una parte divulgazione di altissimo livello, intervistando scienziati di altissimo calibro come Luca Mercalli e dall’altra atti concreti, cioè con i soldi delle vendite facciamo della concreta beneficienza. Piantiamo alberi da frutta utilizzati da famiglie estremamente povere per avere un migliore stile di vita e per non dargli un motivo per bruciare ettari di foresta alla ricerca di terreni da coltivare.
L’emergenza coronavirus che cambiando le nostre vite e anche il mondo del lavoro. Come pensi che il settore travel potrebbe ripartire? E per il tuo mondo cosa ne sarà? Hai già pensato a come riorganizzarti?
In questo momento nessuno può dare una risposta perché nessuno sa quali saranno le condizioni e le nuove regole del gioco e soprattutto quando si potrà tornare a viaggiare e come. È un gran pasticcio. Pensare ai viaggi ora ha poco senso. Finché non ci sarà chiarezza dal punto di vista normativo o delle linee guida è inutile pensarci. I piani sono due: o una pausa più o meno lunga e poi si ritorna alla normalità, anche l’anno prossimo magari. Se invece ci saranno delle condizioni proibitive che renderanno il mercato del turismo complicato, se non addirittura impossibile, nel mio caso sarò costretto a reinventarmi di nuovo e magari a spingere di più sulla parte didattica del mio lavoro. Dedicandomi di più i corsi, sviluppandone di più sul montaggio-video che ho sempre voluto fare, in realtà, ma non ho mai avuto il tempo necessario. O ancora sfruttare le potenzialità dell’online perché bisognerà vedere quando e se si potrà stare in gruppo in una stanza per diverse ore.
Per via del Covid-19 sei rimasto bloccato in Italia. Come hai trascorso questi giorni di quarantena? Sei tornato un po’ alle origini?
Sono tornato ben prima delle origini perché sono tornato a fare la vita che facevo all’università durante la sessione d’esami: a casa e studio sui libri. Sono a casa dei miei genitori e passo la giornata attaccato al pc per montare dei video o sviluppare del lavoro arretrato. Ho iniziato a fare delle dirette e ogni giorno ho un ospite o un argomento interessante di cui parlare con le persone che mi seguono. Studio, sto imparando una nuova lingua, leggo dei libri.. il tempo passa ad una velocità impressionante. Io sono quasi scioccato di questo perché non mi sono accorto che sono passati due mesi. Quando si riapriranno le porte vedremo che tipo di macerie ci sono intorno. Per il momento va tutto bene se si esclude il fatto che sono lontano da mia moglie e non so quando potrò rivederla, è l’unico neo della situazione.
Coronavirus a parte, come te lo immagini il tuo futuro? Quale sarebbe la tua massima aspirazione?
Non ho grandissime aspirazioni e ambizioni nella mia vita. Ci sono cose che mi piacerebbe fare sicuramente, posti che vorrei visitare e fare tante cose per quanto riguarda il mio lavoro. Sarebbe carino lavorare per la televisione nel settore viaggi, fare delle mostre nei musei. Tutte cose belle ma non ho nessun tipo di aspettativa. La vita mi ha insegnato più di una volta che nel momento in cui ti metti a fare piani e aspettative quello che ti succede è sempre tutt’altro e per questo mi concentro a vivere nel presente e mi limito ad una pianificazione minima per il mio lavoro nel mondo del turismo. Per il resto sono sempre pronto a lasciarmi stupire dalla vita che fino ad oggi, credimi, c’è riuscita più che bene.
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