Riaperture dal 18 maggio, l’allarme: “Si rischia seconda ondata di contagi”

La Fondazione Gimbe ha lanciato un allarme in merito ai dati su cui si baseranno le prossime riaperture che dovrebbero avvenire da lunedì 18 maggio: il rischio è che si verifichi una seconda ondata di contagi.

(Getty Images)

Si avvicina la data del 18 maggio, giorno in cui in alcune regioni, salvo sorprese, potrebbero essere riaperte ulteriori attività commerciali compiendo un altro passo in avanti verso la normalità dopo la crisi provocata dall’emergenza coronavirus. Per stabilire tali riaperture bisognerà valutare i dati di monitoraggio attesi per ieri da parte del Ministero della Salute. In merito la Fondazione Gimbe, dopo un’accurata analisi, ha lanciato un allarme secondo la quale si potrebbe rischiare una seconda ondata di contagi. Per la fondazione, difatti, sarebbe ancora presto per stabilire se la fine del lockdown abbia portato benefici in termini epidemiologici.

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Riaperture dal 18 maggio, l’allarme della Fondazione Gimbe: “Decidere la ripresa sulla base di determinati dati aumenta il rischio di una seconda ondata di contagi

Fondazione Gimbe
L’analisi della Fondazione Gimbe (Foto gimbe.org)

Un’analisi effettuata dalla Fondazione Gimbe, afferma che sarebbe ancora presto per poter parlare degli eventuali benefici portati dalla fine del lockdown. Dal prossimo 18 maggio, difatti, dovrebbero arrivare nuovi allentamenti delle misure di contenimento per alcune regioni, dove potranno riaprire altre attività commerciali. La Fondazione, nella nota sul proprio sito, ha riportato un monitoraggio indipendente effettuato durante la settimana dal 7 al 13 maggio che conferma il calo dell’epidemia. Nel dettaglio, secondo Gimbe, questi sarebbero i dati nel periodo preso in considerazione:

Casi totali: +7.647 (+3,6%);

Decessi: +1.422 (+4,8%);

Ricoverati con sintomi: -3.597 (-22,8%);

Terapia intensiva: -440 (-33,0%);

Se da un lato i numeri alimentano l’ottimismo – commenta il Presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellottae invitano ad anticipare riaperture di attività e servizi, dall’altro bisogna essere consapevoli che l’epidemia è ancora attiva, che in Italia si stimano 3-4 milioni di persone contagiate e che i soggetti asintomatici rappresentano una fonte certa di contagio“.

Secondo Cartabellotta, nelle ultime settimane il dibattito pubblico si è concentrato sulle riaperture che avrebbero preso il sopravvento su “una scrupolosa programmazione sanitaria della fase 2” alla quale non mancherebbero criticità. Gimbe ha esortato, dunque, alla prudenza nelle possibili riaperture poiché dalle proprie analisi sarebbero emersi tre punti chiave:

  1. Il tempo medio tra contagio e comparsa dei sintomi è di 5 giorni, con un range che va dai 2 ai 14 giorni.
  2. I tempi per la conferma della diagnosi dipendono da alcuni fattori, ossia: richiesta del test, esecuzione del tampone, analisi di laboratorio e refertazione. Secondo i dati forniti dall’Iss, il tempo mediano tra insorgenza dei sintomi e conferma diagnostica è stato di 10 giorni nel periodo 21-30 aprile e di 9 giorni dal 1 al 6 maggio.
  3. La comunicazione dei nuovi casi dalle Regioni alla Protezione Civile non è immediata: i frequenti ricalcoli evidenziano ritardi non quantificabili in assenza di maggiori dettagli.

Se lo scorso 8 maggio è stato diffuso il valore Rt relativo al 20 aprile, oggi potrà essere comunicato solo quello riferito al 27 di aprile

In base a queste tempistiche, la Fondazione spiega che l’impatto degli allentamenti delle misure stabiliti con l’avvio della Fase 2 potrà essere valutato solo dopo il 18 e la fine del mese di maggio. Presupponendo peraltro, evidenzia Gimbe, che la comunicazione dalle Regioni alla Protezione Civile avvenga in tempo reale. I dati, dunque, su cui si baseranno le riaperture evidenziano ancora la fase del lockdown ed il valore Rt è calcolato su statistiche relative alle due settimane precedenti, circostanza confermata anche dall’Istituto Superiore di Sanità. Cartabellotta ha spiegato che, infatti, se lo scorso 8 maggio è stato diffuso il valore Rt relativo al 20 aprile, oggi potrà essere comunicato solo quello riferito al 27 di aprile e tra due settimane potrà essere noto quello del 4 maggio, dopo l’allentamento del lockdown. Per la Fondazione, dunque, se le prossime riaperture si basano solo sui dati delle terapie intensive, tutte le Regioni sono pronte, ma se al contrario dovessero entrare in gioco i casi notificati alla Protezione Civile ed il valore Rt bisognerà essere consapevoli che “le decisioni al momento non possono per definizione essere informate dai dati“.

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Nino Cartabellotta ha concluso le proprie dichiarazioni spiegando che l’entusiasmo diffusosi per la Fase 2 starebbe portando ad un “pericoloso effetto domino sulle riaperture” rischiando di rendere vani i sacrifici della popolazione. “Decidere la ripresa – afferma il presidente di Gimbe- di attività e servizi sulla base di dati che, occupazione di posti letto a parte, riflettono ancora il periodo del lockdown, aumenta il rischio di una seconda ondata all’inizio dell’estate“.

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